La Stampa 12.9.16
Bonus fiscale per la pensione anticipata
Il governo ritocca l’Ape: chi ha redditi bassi può uscire prima dal lavoro senza penalizzazioni
di Roberto Giovannini
Sembra
dirigersi verso una soluzione positiva il confronto tra governo e
sindacati sulle pensioni. Stamani è previsto l’incontro in cui
l’esecutivo illustrerà ai sindacati le ipotesi di lavoro predisposte per
i due interventi attesi nella prossima legge di Stabilità, l’anticipo
pensionistico e le misure a favore dei pensionati più poveri. E a
giudicare dalle anticipazioni - diffuse proprio dal sottosegretario alla
Presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini, in un’intervista a
Presadiretta in onda stasera anticipata dal programma - è probabile che i
sindacati apprezzino il menu offerto dal governo. Che contiene un
aumento della quattordicesima per i pensionati. E soprattutto, offre un
meccanismo più conveniente per l’Ape, l’anticipo pensionistico.
Nella
sua prima versione l’Ape aveva deluso le aspettative di chi sperava si
spalancassero le porte per l’accesso alla pensione anticipata. Il
meccanismo con cui il lavoratore con almeno 63 anni di età poteva
anticipare fino a tre anni l’uscita dal mondo del lavoro restituendo il
prestito con la pensione diventava molto costoso. Di fronte al pressing
sindacale - ma anche per evidenti ragioni di popolarità e di consenso -
il governo ha limato e corretto il provvedimento. Introducendo in
particolare una speciale detrazione fiscale che permetterà ai lavoratori
delle fasce più disagiate di anticipare l’andata in pensione senza
sborsare un centesimo. Per chi ha redditi bassi, o è disoccupato senza
ammortizzatori sociali, o svolge lavori usuranti, o ha parenti disabili
da accudire, il costo sarà zero. «Il bonus fiscale - ha detto Nannicini a
Presadiretta - coprirà non solo interessi e assicurazione, ma anche il
capitale anticipato. Quindi il reddito ponte non sarà pagato
dall’individuo che riceve il bonus fiscale». Diverso sarà il caso per
gli altri: tre anni di anticipo potrebbero costare 150-200 euro al mese
sulla pensione, e per la bellezza di venti anni.
Non è escluso
che oltre a questi interventi siano previsti anche altri «scivoli» per
facilitare il passaggio dal lavoro alla pensione, ad esempio a vantaggio
dei lavoratori precoci o per chi ha contributi da ricongiungere in
diverse gestioni. Ma in più, come già era stato anticipato, si pensa a
qualche novità per le quattordicesime dei pensionati. Ci sarà un bonus
legato ai contributi versati, promette Nannicini, che arriverà «fino a
400 euro». Al momento la somma, già diversificata a seconda degli anni
di contributi, è di 336 euro per chi ha fino a 15 anni, di 420 euro fino
a 25 anni e di 504 oltre i 25 anni. È erogata a tutti coloro che hanno
compiuto i 64 anni e hanno un reddito inferiore a 1,5 volte il
trattamento minimo (circa 750 euro al mese, 9786 euro annui).
Oggi
se ne saprà certamente di più; per adesso Ivan Pedretti, numero uno
dello Spi-Cgil, dice che «il governo ha una grande responsabilità nei
confronti dei cittadini. Mi sembra di capire che questa volta si sta
prendendo degli impegni. Per noi conta il merito e, come sempre,
aspettiamo di vedere le carte».
Intanto, invece il sottosegretario
chiude la porta (si direbbe definitivamente) alla richiesta reiterata
dal presidente dell’Inps Tito Boeri di tagliare le pensioni troppo alte,
quelle che non trovano legame con i contributi versati e i vitalizi.
«Il problema del sistema pensionistico italiano non è la sostenibilità
finanziaria - accusa Boeri - ma l’equità». «Il rischio di mettere le
mani nelle tasche sbagliate è troppo grosso. Abbiamo deciso di
fermarci», replica Nannicini.