La Stampa 11.7.16
La sindaca: “Sul mio corpo si combatte una guerra tra fazioni del Movimento”
Sabato in famiglia per evitare i giornalisti: “Il peggio è passato”
di Ilario Lombardo
il
sabato di Virginia Raggi è uno strappo alle regole della diplomazia che
sorreggono le relazioni tra il Campidoglio e il Vaticano. Il segretario
della Cei monsignor Nunzio Galantino e i ragazzi di Azione Cattolica
l’aspettavano in Santa Sede? Lei ha preferito stare con il figlio, fare
la spesa, ritrovare la serenità di un giorno qualsiasi. Un «bisogno di
famiglia» che nasconde anche il timore di affrontare il palcoscenico
pubblico, l’assalto delle telecamere, le domande dei giornalisti. È
stata la settimana più difficile della breve vita politica di Raggi.
Lei
che, dicono, è riuscita a mantenersi fredda. Lei che, racconta
l’assessore alle Politiche sociali Laura Baldassarre, «è una donna molto
determinata» che si è caricata su di sé la fatica della lotta politica
«mentre a noi ci esortava a rimanere concentrati sul lavoro». Lei, alla
fine, è crollata. Si è ritagliata uno spazio di vita familiare abdicando
ai doveri di sindaca di Roma. Ha tenuto gli occhi lucidi anche quando
avrebbe voluto piangere per guardare meglio gli avversari, quella fronda
del direttorio del M5S che le ha lanciato l’assalto.
Il weekend
le serve per rifiatare: «Abbiamo affrontato dei giorni nerissimi - ha
detto ad assessori e consiglieri - ma la fase più difficile è passata».
Nella quiete delle ore più tranquille, ha dato la sua interpretazione
dei fatti: «Quello che avete visto è stato un pretesto. Su di me e sul
corpo di Roma si sta combattendo una guerra tra fazioni nel M5S». Il
pensiero va a Luigi Di Maio, suo sponsor da sempre, e inviso a chi come
Carla Ruocco, Roberta Lombardi e Paola Taverna avrebbero invece gradito
il commissariamento della sindaca, e, in caso di ulteriori resistenze,
il ritiro del simbolo. Alla fine ha prevalso la prudenza di Beppe
Grillo, intervenuto in extremis per evitare che la faida interna
travolgesse Di Maio e tutto il M5S. E così ha azzerato lo staff di
supporto romano guidato da Taverna: «Avete visto? Il minidirettorio non
c’è più - ha detto Raggi - Avevo ragione.E adesso mi prendo quella
responsabilità e quell’autonomia che Grillo mi ha dovuto lasciare». Ora
la sindaca vuole tenersi lontana dalle beghe nazionali. Ed evitare
apparizioni pubbliche al di fuori del Campidoglio. Per questo non è
andata al Festival della cultura ebraica e ha cancellato l’audizione in
commissione Sport in Senato prevista per martedì, dove avrebbe dovuto
affrontare il nodo Olimpiadi. Paradossalmente, sente di essersi
rafforzata, anche con i consiglieri più critici «C’è un patto tra di noi
che va al di là di quello che abbiamo visto. Lavoriamo sereni. Voglio
pensare a Roma e a nient’altro». Anche perché c’è una città da governare
e nomine ancora da fare: l’assessore al Bilancio, il capo di gabinetto,
i vertici di Ama...