L’emergenza rifiuti capitolina costa 132 milioni l’anno
di Jacopo Giliberto
L’emergenza
 rifiuti di Roma è stata saltata a pie’ pari. Ciò che ha consentito ai 
romani di evitare la perdita della faccia di fronte al mondo non è stato
 il tritovagliatore di Rocca Cencia, un impianto invocato come 
indispensabile dall’assessore Paola Muraro, tritovagliatore che non ha 
frullato nemmeno un grammo di spazzatura. Ciò che ha evitato scandalo ed
 emergenza è stato il “generale Agosto”, il fatto che i romani sono 
partiti per le vacanze. La produzione di spazzatura si è ridotta di un 
terzo e — come tutti gli anni in agosto — l’azienda di nettezza urbana 
Ama ha potuto liberarsi dei rifiuti accumulati, fare manutenzione e 
lucidare gli ottoni.
Ma che cosa manca per 
far diventare Roma una città “normale” come Vienna, Milano, Copenaghen, 
Parigi o Torino? Sostanzialmente Roma deve uscire dalla schiavitù dei 
poco utili Tmb (impianti di trattamento meccanico biologico, frullatori 
giganti che producono rifiuti selezionati di qualità modesta) e deve 
darsi un sistema di incenerimento nell’ordine delle 450mila-550mila 
tonnellate l’anno.
Le tariffe dell’immondizia 
Oggi
 l’azienda di nettezza urbana Ama “esporta” la spazzatura non trattata 
in tre luoghi diversi. I rifiuti “tal quale” vanno ad Aielli ai margini 
della piana del Fucino (circa 160 euro la tonnellata, tariffa 
negoziata), Latina e Frosinone (circa 145-150 euro la tonnellata su 
tariffe imposte dalla Regione Lazio).
I rifiuti organici ottenuti dalla raccolta differenziata finiscono soprattutto nella zona di Pordenone (119 euro la tonnellata).
Il
 “combustibile derivato dai rifiuti” prodotto dagli impianti Tmb va a 
bruciare a San Vittore e Colleferro (120 euro la tonnellata) oppure in 
altri impianti, per esempio negli inceneritori dell’Hera a Ravenna, a 
Parona (Pavia), in impianti dell’A2a. La “frazione organica 
stabilizzata” dei Tmb va in mezza Italia a 135 euro. E il rifiuto 
generico mandato a frullare nei Tmb del gruppo di Cerroni costa sui 143 
euro la tonnellata (tariffa amministrata dalla Regione Lazio).
Ferma la gara tedesca 
Pare
 ancora ferma la gara già finita e completata per bruciare in Germania 
altra spazzatura (138 euro la tonnellata). I ricorsi dei concorrenti si 
sono conclusi ma i camion non hanno ancora cominciato i viaggi da Roma.
Pagano tutti gli italiani 
È
 difficile dire quanto costa agli italiani questa assenza di 
infrastrutture importanti per trattare i rifiuti, ma agli italiani costa
 cara questa inadeguatezza di Roma.
È una normale regola di mercato: se la domanda cresce i prezzi salgono.
Nel
 caso della spazzatura di Roma, la domanda di smaltimento cresce con i 
camion che partono tutti i giorni verso mezza Italia, dal Friuli 
all’Abruzzo. L’offerta di impianti invece è costante: gli impianti di 
trattamento così si intasano, le tariffe crescono e tutti gli abitanti 
di mezz’Italia (da Pordenone all’Abruzzo) pagano di più. Gli operatori 
del settore dicono: Roma che non smaltisce e che ricicla poco “droga” il
 mercato.
Le soluzioni 
Ciò
 che manca a Roma non sono i soliti impianti Tmb, frullatori di 
spazzatura. Per essere indipendente anche arrivando al 50% di raccolta 
differenziata, Roma dovrebbe dotarsi di nuova capacità di gestione della
 frazione organica per 255mila tonnellate l’anno, di impianti per i 
materiali della raccolta differenziata 511mila tonnellate e nuova 
capacità di incenerimento per 473mila tonnellate l’anno (un inceneritore
 nuovo o potenziando quelli vecchi che sono già in uso).
Il divario di spesa 
L’economista
 Alessandro Marangoni ha provato a vedere quanto spenderebbe di meno 
Roma se si allineasse alle altre città più evolute.
Ovviamente
 non si possono azzardare per Roma soluzioni come quelle normali in Alta
 Italia come la raccolta differenziata al 70% e l’uso dei rifiuti come 
combustibile per riscaldare le case in impianti di teleriscaldamento al 
posto di migliaia di caldaie domestiche incontrollate e più inquinanti.
«Ipotizzando
 prudenzialmente un mix più avanzato anche se ancora distante dagli 
standard europei, come una produzione di rifiuti ai livelli 2014, una 
percentuale di raccolta differenziata al 50%, un ricordo al 20% agli 
inceneritori e discarica per il residuo — stima Marangoni — il beneficio
 complessivo su base annua può essere stimato in 132,4 milioni di euro».