Corriere 7.9.16
«Ecco il legame con il ras dei rifiuti»
di Fiorenza Sarzanini
Il documento su Muraro e Cerroni. Acquisite le dichiarazioni dei redditi dell’assessora
ROMA
 C’è un documento che dimostra in maniera chiara il legame tra Paola 
Muraro e le società di Manlio Cerroni, il ras dei rifiuti a Roma 
imputato proprio per la gestione della spazzatura e adesso indagato nel 
nuovo filone d’inchiesta. E avvalora il sospetto dei pubblici ministeri 
che nel suo ruolo di consulente di Ama, ricoperto per ben 12 anni, la 
donna abbia favorito le aziende private danneggiando la stessa 
municipalizzata. È l’elenco dei componenti del comitato 
tecnico-scientifico di Ecomondo 2016, la «piattaforma tecnologica per la
 Green e Circular Economy nell’area Euro-Mediterranea» che quest’anno si
 svolgerà a novembre a Rimini. La dicitura è eloquente: «Paola Muraro 
& Carlo Noto La Diega». Noto La Diega è il socio di Cerroni 
nella società Gesenu e in altre aziende del gruppo, oltre a essere stato
 il coordinatore per il monitoraggio ambientale della discarica romana 
di Malagrotta.
Perché l’assessore 
all’Ambiente del Campidoglio si muove in tandem con un personaggio così 
controverso, peraltro finito agli arresti lo scorso anno nell’ambito di 
un’inchiesta sulla gestione dei rifiuti a Viterbo? Qual era la reale 
natura di questo rapporto che arriva direttamente a Cerroni? Per 
rispondere a questi interrogativi i magistrati stanno ricontrollando 
tutte le delibere e hanno deciso di acquisire le dichiarazioni dei 
redditi della Muraro proprio per controllare le «entrate», oltre alla 
consulenza con Ama che per dodici anni le ha fatto guadagnare oltre un 
milione di euro.
In realtà la donna era 
molto più che una semplice consulente. Legatissima a Franco Panzironi e 
Giovanni Fiscon — gli ex vertici di Ama scelti dall’ex sindaco Gianni 
Alemanno e poi imputati nel processo di Mafia Capitale — Muraro ha 
svolto un ruolo da funzionaria di alto livello, delegata alla gestione e
 al controllo degli impianti. Dunque una funzione pubblica e proprio 
questo consente agli inquirenti di contestarle — oltre alla violazione 
dei reati ambientali — anche l’abuso d’ufficio.
Nel
 fascicolo del pubblico ministero Alberto Galanti emerge il sospetto che
 abbia garantito una sorta di patto affinché gli impianti Ama 
funzionassero a ritmo ridotto proprio per consentire anche a quelli di 
Cerroni di smaltire una parte dei rifiuti della Capitale. Per questo, 
denunciano i carabinieri del Noe, sarebbero state alterate le quantità 
di materiale trattato e prodotto. Adesso bisognerà scoprire quale fosse 
la contropartita per questo interessamento, verificare se Muraro abbia 
tratto vantaggi. In questo caso scatterebbe infatti anche l’accusa ancor
 più grave di corruzione.