Il Sole 29.9.16
America. Ribaltato il veto che bloccava i ricorsi per l’11/9
Arabia saudita, schiaffo del Senato Usa a Obama
di Mario Platero
NEW
YORK I parenti delle vittime dell’attacco dell’11 Settembre potranno
far causa per danni all’Arabia Saudita accusandola di essere
corresponsabile del più grave atto di terrorismo contro gli Stati Uniti
d’America.
La notizia è storica sotto molti di vista. Intanto il
voto di ieri sia alla Camera che al Senato rappresenta la prima
sconfitta di un veto presidenziale di Barack Obama nei suoi otto anni di
presidenza. La Casa Bianca aveva esercitato il suo diritto di veto
quando il progetto fu approvato la prima volta. Ma le pressioni delle
vittime sono state talmente forti, soprattutto in un anno elettorale e
al 15esimo anniversario dell’attacco da aver consentito la formazione di
un consenso bipartisan che ha umiliato la Casa Bianca: al Senato la
maggioranza è stata di 97 a 1. L'unico senatore ad aver votato contro è
stato Harry Reid, che deve tutto a Obama e che si ritirerà alla fine
dell’anno. Alla Camera la maggioranza è stata altrettanto forte anche se
non unanime come al Senato, 348 a 77. «È un errore» ha detto il
presidente Obama.
La nuova legge introduce un’eccezione a una
legge del 1976 che attribuiva immunità a paesi e governi stranieri
contro cause in territorio Americano. La modifica prevede invece che
paesi stranieri potranno essere portati in corti federali americani se
si potrà provare che hanno avuto un ruolo in un attacco terroristico
contro gli Stati Uniti d’America. L'obiettivo centrale in questo caso è
l'Arabia Saudita, ma in futuro potrebbero essere portati in tribunale
governi che oggi aiutano gli Stati Uniti nella guerra al terrorismo con
enormi rischi per certe operazioni militari congiunte e per importanti
alleanze politiche. Per questo negli ultimi giorni il segretario alla
Difesa Ashton Carter e il capo di stato maggiore delle forze armate, il
generale Jospeh Dunford, avevano scritto ai senatori e ai deputati
implorandoli di non votare per una legge che avrebbe messo a rischio non
solo operazioni di intelligence in paesi stranieri, ma anche la vita di
soldati schierati in quei paesi. Lo stesso aveva fatto Obama, ma le
pressioni dell’esecutivo non sono servite a nulla. Da domani le
coalizioni di parenti delle vittime potranno passare all’azione.
Il
terzo elemento storico riguarda la possibile rottura fra Stati Uniti e
Arabia Saudita con vendite massiccie di attività patrimoniali saudite in
America. I rapporti fra i due paesi erano già molto difficili dopo
l’accordo con l’Iran per congelare la costruzione di una bomba atomica
in cambio di aperture commerciali. Quell’accordo per Riad era una
provocazione visto che Teheran e la religione islamica shiita in genere
sono considerate i nemici per eccellenza dei sunniti. Oggi con questa
legge la tensione sale al Massimo. Da Riad, un portavoce del Re aveva
fatto sapere che l’Arabia Saudita avrebbe potuto vendere centinaia di
miliardi di dollari in investimenti in America per proteggersi da
eventuali rivendicazioni dei parenti delle vittime e multe
potenzialmente enormi inflitte dalle corti americane. Per dare un
segnale distensivo e chiarire che l’alleanza non si mette in dubbio, il
Congresso aveva bocciato pochi giorni fa un progetto di legge che
chiedeva la sospensione di vendite di carri armati all’Arabia Saudita.
Il
quesito di fondo riguarda ora la credibilità di una causa contro il
governo saudita. Era davvero coinvolto nell’attacco dell’11 Settembre?
La scorsa estate l’amministrazione aveva rivelato al pubblico 28 pagine
nel rapporto della Commissione 11 Settembre, secretate per 14 anni.
Quelle pagine rivelano che funzionari del governo saudita avevano
incontrato o conoscevano alcuni dei terroristi che hanno attaccato
l’America. Si era inoltre trovato un numero di telefono nei libretti dei
terroristi che apparteneva ad una società che amministrava la casa di
Aspen dell’ambasciatore saudita a Washington, il principe Bandar Bin
Sultan. Ci sono anche riferimenti di importanti donazioni di sauditi
membri della famiglia reale a fondazioni legate direttamente o
indirettamente a Osama Bin Laden o al Qaeda. I sauditi, e occorre dirlo,
c’è da credergli, sostenogno che i collegamenti erano occasionali e
legati a individui che agivano per conto proprio, non al governo
saudita. Ma su questo, d’ora in avanti, a decidere potrà solo essere un
tribunale americano.