martedì 27 settembre 2016

Il Sole 27.9.16
Il Colle e le «partite» intorno alla data
di Lina Palmerini

La priorità, per il Quirinale, è sempre stata l’approvazione della legge di bilancio. Mettere in sicurezza il Paese, sterilizzare il risultato del referendum ai fini della stabilità finanziaria, è la preoccupazione principale di chi dovrà gestire il”giorno dopo” del test popolare.
L’opzione tra 27 novembre o 4 dicembre non è stata tra le mani del Colle. C’era piuttosto indifferenza rispetto a due date che avrebbero comunque garantito il passaggio della manovra in prima lettura alla Camera. È vero che il 4 dicembre consente un margine di tempo maggiore e, quindi, una certezza in più per quel primo via libera (e forse anche per un passaggio in commissione al Senato) a cui il capo dello Stato tiene molto. Per ragioni che sono evidenti. Blindare almeno un tratto di strada della legge di bilancio serve per tentare di “proteggere” la stabilità finanziaria del Paese all'indomani del referendum. Sergio Mattarella avrebbe preferito vedere l’approvazione definitiva della legge ma si sarebbe andati ben oltre la metà di dicembre e si sarebbe superata la scadenza ultima per celebrare il referendum.
È infatti la prudenza il criterio con cui al Quirinale si intende gestire la fase pre-referendaria senza allarmismi o tentazioni di cedere a scenari apocalittici rispetto all’esito della consultazione. Il punto, però, è che a suggerire cautela è tutto quello che si muove intorno alla data scelta. Al 4 dicembre, infatti, si arriverà dopo alcune partite importanti, alcune interne altre esterne. Le prime, naturalmente, attengono all’iter della manovra e soprattutto allo stato dei rapporti tra Renzi e Bruxelles con cui la trattativa è apertissima e potrebbe non essere così liscia. Ma è fuori dai confini nazionali ed europei il grande dilemma globale, le elezioni americane. Non solo per noi, è evidente, ma l’eventuale vittoria di Trump avrà effetti che nessuno sa ben calcolare se non quelli dell’incertezza. L’esito referendario italiano non farebbe che sommarsi a uno scenario di confusione e turbolenza. Senza, però, riportarci indietro a 5 anni fa.
Il 4 dicembre 2016, insomma, non sarà come il novembre 2011. L’intervento di Mario Draghi di questi anni, le dosi massicce di Quantitative easing non alimentano più preoccupazioni sullo spread dei titoli di Stato italiani e ripercussioni sul nostro debito ma non siamo neppure fuori da tutti i rischi. Questa volta il nostro tunnel porta il nome delle banche e la preoccupazione è che la speculazione possa scaricarsi lì dove siamo più deboli. Si tratta quindi di arrivare preparati alla data del voto referendario fissato dal Consiglio dei ministri di ieri.
Ed è a questo che da un po’ si prepara Sergio Mattarella consapevole che all’indomani del test popolare acquisterà una forte centralità politico-istituzionale. E quindi si accerta che vengano messi in sicurezza tutti quei tasselli che possano tenere il più stabile possibile il quadro italiano, come appunto un primo voto della legge di bilancio. Un’opera di prevenzione sapendo che non è solo il 5 dicembre il nostro “day after” ma tutte le altre partite politiche che girano intorno a questa data. Da quella con l’Europa alle elezioni negli Stati Uniti fino alle presidenziali austriache che si ripeteranno proprio lo stesso giorno del referendum italiano.