Il Sole 27.9.16
Prodi: «Berlino alimenta l’antieuropeismo»
di Silvia Pieraccini
Prima
del referendum britannico sull’Unione europea affermava che «l’uscita
del Regno Unito non sarebbe una tragedia». Ora che quell’ipotesi si è
verificata, Romano Prodi, ex presidente della Commissione europea, non
cambia idea: «Brexit non avrà conseguenze economiche rilevanti nel breve
periodo», ha detto ieri alla Scuola Sant’Anna di Pisa, dove ha tenuto
la lectio inauguralis della laurea magistrale in sicurezza
internazionale.
«Il vero problema è un altro – ha aggiunto l’ex
premier – e riguarda l’immagine che l’Europa offre di sé all’esterno.
India, Australia e Canada finora guardavano all’Europa con gli occhi dei
britannici, adesso la guarderanno con gli occhi dei tedeschi».
Ed
è proprio lo “strapotere” della Germania a inquietare il Professore:
«Quando io ero presidente della Commissione europea – ha spiegato –
l’Europa era un’unione di minoranze; adesso non si può più definire
così. La Germania è leader ed è forte per la sua virtù, però è
necessario un cambiamento della politica tedesca, perché non ha senso
che la Germania abbia un surplus del 9%, quasi come il Pil del Belgio».
Una cosa «inconcepibile», per l’ex premier, anche perché «quando lo
aveva la Cina era considerata nemico dell’umanità».
«Nessuno vuole
che i tedeschi facciano gli spendaccioni – ha aggiunto Prodi - ma se
continuano così frenano lo sviluppo degli altri Paesi e rendono
pressoché impossibile la messa a posto del debito. Anche questo rischia
di far aumentare i sentimenti populisti e antieuropei».
Le parole
di Prodi riecheggiano quelle del presidente del Consiglio Matteo Renzi,
che appena sabato scorso ha puntato il dito contro il surplus
commerciale della Germania per invocare il rispetto delle regole da
parte di tutti: «È finita l’era degli egoismi in Europa», aveva detto il
premier.
Ieri Prodi a Pisa ha rincarato la dose: «La politica
tedesca alimenta l’antieuropeismo: pensate solo a cos’è servita
l’umiliazione della Grecia». Umiliazione da una parte, insensibilità
dall’altra: «Un leader deve rendersi conto delle esigenze e dei problemi
di tutti gli appartenenti a una comunità – ha detto Prodi – la Germania
non si sta rendendo conto, dal punto di vista politico, degli obblighi
della leadership. La flessibilità di bilancio invocata da Renzi è uno
strumento, ma non può essere la soluzione. Già cinque anni fa era
necessario un cambiamento della politica tedesca».
Prodi è poi
tornato a parlare di euro («L’Italia fuori dall’euro? Sarebbe un
suicidio, il debito pubblico schizzerebbe verso l’alto») e di Olimpiadi
(«Il no di Roma mi è dispiaciuto molto, io avevo proposto di fare le
Olimpiadi diffuse, in varie città d’Italia, così non si sarebbero dovuti
fare grossi investimenti»).
L’ex presidente della Commissione Ue è
intervenuto all’inaugurazione del corso di laurea in qualità di
presidente del gruppo di lavoro sulle missioni di peacekeeping in
Africa, formato da Onu e Unione africana. La laurea magistrale in
sicurezza internazionale è frutto della collaborazione tra Scuola
superiore Sant’Anna di Pisa e Università di Trento, attraverso i
rispettivi Istituto Dirpolis (diritto, politica, sviluppo) e Scuola di
studi internazionali. È diretta a 25 studenti, selezionati tra più di
100 candidati in possesso di una laurea di primo livello, che vogliono
diventare esperti di sicurezza internazionale e acquisire strumenti
teorici e pratici per prevenire i rischi e affrontare le crisi. Le
lezioni, in inglese, si tengono a Pisa il primo anno e a Trento il
secondo anno, completato con uno stage all’estero. L’approccio è
multidisciplinare, con lezioni di economia, diritto, relazioni
internazionali e scienze politiche, storia e sociologia. Il corso è una
novità visto che, come spiegano i direttori Barbara Henry e Marco
Pertile, «nel variegato panorama delle lauree in relazioni
internazionali non esisteva ancora una laurea magistrale concentrata su
questioni legate alla sicurezza».