venerdì 23 settembre 2016

Il Sole 23.9.15
Orban shock: deportare i migranti
Per il premier ungherese andrebbero rastrellati e portati su un’isola africana
L’Europa divisa. Parole pronunciate durante la campagna elettorale in vista del referendum nazionale sui ricollocamenti previsto il 2 ottobre
di Beda Romano

Bruxelles L’emergenza rifugiati continua a creare tensioni tra i protagonisti della scena europea. Nel giorno in cui il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker deplorava l’atteggiamento di molti paesi dell’Est che si rifiutano di accogliere rifugiati per motivi di religione, il premier ungherese Viktor Orbán è tornato a fare proposte controverse, chiedendo di deportare gli «immigrati illegali» su una isola dalla quale potranno poi fare richiesta d’asilo in Europa.
Parlando al sito di notizie Origo.hu, il primo ministro ungherese se l’è presa ancora una volta con la Germania che nel 2015 ha insistito per creare formule di ricollocamento obbligatorio in tutta Europa dei rifugiati arrivati nei paesi del Mediterraneo. Il principio della redistribuzione stenta a decollare, perché molti paesi – in particolare quelli dell’Est – si rifiutano di applicarla. Finora, 4.140 persone sono state ricollocate dalla Grecia, e 1.156 dall’Italia, su un totale di 160mila previsto nel 2015-2017.
Le persone «arrivate illegalmente dovrebbero essere rastrellate e deportate», ha detto Orbán, che per il 2 ottobre ha indetto nel suo paese un referendum sul principio del ricollocamento. Il premier ha suggerito che gli immigrati illegali andrebbero riuniti «in una isola o sulla costa del Nord Africa». Secondo l’uomo politico, «la sicurezza e i rifornimenti della località dovrebbero essere garantiti dalla stessa Unione nel suo interesse». Da questo posto, gli immigrati dovrebbero poi presentare domanda di asilo.
La nuova controversa proposta di Budapest giunge dopo che nel 2015 il paese aveva deciso di costruire un muro alla sua frontiera meridionale per bloccare l’ingresso da Sud. A questo riguardo, sempre ieri lo stesso Juncker ha criticato come non mai i paesi dell’Est che non vogliono accogliere rifugiati. «Credo (...) che la ripartizione dei rifugiati si debba fare in modo solidale. Ci sono paesi che lo fanno, mentre altri dicono che essendo paesi cristiani non vogliono i musulmani. È un ragionamento inaccettabile».
Il principio di un ricollocamento obbligatorio per tutti i Ventotto ha creato non poche incomprensioni in Europa. I paesi dell’Est chiedono ormai che l’Unione applichi una “solidarietà flessibile”: chi non vuole accogliere profughi può offrire aiuti economici o altro (si veda Il Sole 24 Ore del 17 settembre). Ieri, lo stesso Juncker sembra essere venuto loro incontro in un discorso qui a Bruxelles: «La solidarietà – ha detto – deve essere volontaria. Alcuni accolgono rifugiati. Altri monitorano i confini».
«Ammiro molto l’Italia e la Grecia – ha poi precisato Juncker sempre sulla delicatissima questione dell’emergenza rifugiati - per quanto fanno nel gestire il fenomeno dei richiedenti asilo», ma «sull’immigrazione l’Italia fa meglio della Grecia perché salva migliaia di vite al giorno». Ha aggiunto che le navi messe a disposizione dai paesi europei «salvano i naufraghi e li trasportano tutti in Italia, lasciando agli italiani il compito di accoglierli, nutrirli e sistemarli».