Il Sole 23.9.15
Orban shock: deportare i migranti
Per il premier ungherese andrebbero rastrellati e portati su un’isola africana
L’Europa
divisa. Parole pronunciate durante la campagna elettorale in vista del
referendum nazionale sui ricollocamenti previsto il 2 ottobre
di Beda Romano
Bruxelles
L’emergenza rifugiati continua a creare tensioni tra i protagonisti
della scena europea. Nel giorno in cui il presidente della Commissione
europea Jean-Claude Juncker deplorava l’atteggiamento di molti paesi
dell’Est che si rifiutano di accogliere rifugiati per motivi di
religione, il premier ungherese Viktor Orbán è tornato a fare proposte
controverse, chiedendo di deportare gli «immigrati illegali» su una
isola dalla quale potranno poi fare richiesta d’asilo in Europa.
Parlando
al sito di notizie Origo.hu, il primo ministro ungherese se l’è presa
ancora una volta con la Germania che nel 2015 ha insistito per creare
formule di ricollocamento obbligatorio in tutta Europa dei rifugiati
arrivati nei paesi del Mediterraneo. Il principio della redistribuzione
stenta a decollare, perché molti paesi – in particolare quelli dell’Est –
si rifiutano di applicarla. Finora, 4.140 persone sono state
ricollocate dalla Grecia, e 1.156 dall’Italia, su un totale di 160mila
previsto nel 2015-2017.
Le persone «arrivate illegalmente
dovrebbero essere rastrellate e deportate», ha detto Orbán, che per il 2
ottobre ha indetto nel suo paese un referendum sul principio del
ricollocamento. Il premier ha suggerito che gli immigrati illegali
andrebbero riuniti «in una isola o sulla costa del Nord Africa». Secondo
l’uomo politico, «la sicurezza e i rifornimenti della località
dovrebbero essere garantiti dalla stessa Unione nel suo interesse». Da
questo posto, gli immigrati dovrebbero poi presentare domanda di asilo.
La
nuova controversa proposta di Budapest giunge dopo che nel 2015 il
paese aveva deciso di costruire un muro alla sua frontiera meridionale
per bloccare l’ingresso da Sud. A questo riguardo, sempre ieri lo stesso
Juncker ha criticato come non mai i paesi dell’Est che non vogliono
accogliere rifugiati. «Credo (...) che la ripartizione dei rifugiati si
debba fare in modo solidale. Ci sono paesi che lo fanno, mentre altri
dicono che essendo paesi cristiani non vogliono i musulmani. È un
ragionamento inaccettabile».
Il principio di un ricollocamento
obbligatorio per tutti i Ventotto ha creato non poche incomprensioni in
Europa. I paesi dell’Est chiedono ormai che l’Unione applichi una
“solidarietà flessibile”: chi non vuole accogliere profughi può offrire
aiuti economici o altro (si veda Il Sole 24 Ore del 17 settembre). Ieri,
lo stesso Juncker sembra essere venuto loro incontro in un discorso qui
a Bruxelles: «La solidarietà – ha detto – deve essere volontaria.
Alcuni accolgono rifugiati. Altri monitorano i confini».
«Ammiro
molto l’Italia e la Grecia – ha poi precisato Juncker sempre sulla
delicatissima questione dell’emergenza rifugiati - per quanto fanno nel
gestire il fenomeno dei richiedenti asilo», ma «sull’immigrazione
l’Italia fa meglio della Grecia perché salva migliaia di vite al
giorno». Ha aggiunto che le navi messe a disposizione dai paesi europei
«salvano i naufraghi e li trasportano tutti in Italia, lasciando agli
italiani il compito di accoglierli, nutrirli e sistemarli».