Il Sole 23.9.16
Diritto di famiglia «termometro» della società
di Emanuele Lucchini Guastalla
La
famiglia tradizionale, in crisi ormai da decenni, ha lasciato spazio a
nuove forme di relazione e convivenza conseguenti a profondi mutamenti
sociali che hanno portato a una trasformazione epocale dei rapporti di
coppia. Storicamente pianificato dalle rispettive famiglie dei coniugi,
il matrimonio, nei ceti più abbienti, si fondava essenzialmente su
interessi di varia natura: serviva a evitare guerre, a farle terminare, a
rendere uno Stato o un regno più potente o più sicuro, a unire terre e
ricchezze.
In quei contesti, i sentimenti ben poco avevano a che
fare con le unioni matrimoniali che, basandosi su interessi di vario
genere, in effetti reggevano nel tempo, per la ragione che gli
interessi, per loro stessa natura, tendono ad essere costanti.
L’adulterio, più o meno segreto, era comunque generalmente discreto: non
era infrequente che molti mariti evitassero di disconoscere figli che
sapevano benissimo non esser stati concepiti da loro.
In tempi più
recenti la stabilità del rapporto matrimoniale è stata invece messa in
crisi dall’idea romantica del matrimonio, fondato non più
sull’interesse, ma sull’amore. Ma tanto quanto è stabile l’interesse,
altrettanto sono mutevoli i sentimenti. La conquista del “matrimonio
d'amore” è infatti, probabilmente, una delle principali cause di crisi
del matrimonio tradizionale. La crisi della famiglia è stata poi
accentuata dal cambiamento che ha caratterizzato l’universo femminile,
per il quale il matrimonio non costituisce più l'unica via, come invece
era un tempo, per affermarsi nella comunità. Anche separazioni e
divorzi, divenuti ormai “rimedi” e non più “sanzioni”, sono ormai
socialmente accettati.
La progressiva sfiducia che sembra
contraddistinguere l’istituto del matrimonio sospinge dunque la nascita
delle convivenze di fatto, non solo tra coppie omosessuali, ma anche tra
coppie eterosessuali. Il cammino è ormai segnato ed è irreversibile. I
legislatori di buona parte del mondo occidentale ne prendono atto e
cominciano a disciplinare il fenomeno. In Francia, fin dalla fine degli
anni ’90 viene introdotto il pacte civile de solidarieté; nel 2004 il
Regno Unito sancisce il Cpa per le unioni omosessuali. Del 2001 è la
tedesca Lebenspartnerschaftgesetz e nel 2005, in Spagna, arriva il
matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Nel nostro Paese invece
nulla di concreto, fino a quest’anno: ma con la legge n. 76 del 2016,
il legislatore, tra molte polemiche (alcune delle quali prive di
fondamento), ha finalmente regolamentato le unioni civili e i contratti
di convivenza. Oggi abbiamo dunque un nuovo scenario, nel quale potremo
osservare differenti situazioni:
a) il matrimonio, che ha come presupposto fondamentale la diversità di sesso delle persone che compongono la coppia;
b) la “unione civile” tra persone di sesso identico (e quindi non tra persone di diverso sesso);
c) la “convivenza di fatto” registrata o non registrata all’Anagrafe (tra persone di sesso identico o diverso).