Il Sole 22.9.16
I media contro Hillary ma trattano coi guanti Trump
di Paul Krugman
L’ultimo
 mese è stato ignominioso per i mezzi di informazione, con titoli su 
titoli a proposito dei presunti scandali della Clinton, in realtà erano 
aria fritta. Tutto questo ha creato un’«aura di scandalo» intorno a 
Hillary, anche se, come ha fatto notare Greg Sargent sul Washington 
Post, quando si chiede un dettaglio nessun elettore sa citare nulla di 
specifico. Intanto, i media continuano a prendere sottogamba 
l’estremismo di Trump e i suoi scandali reali.
Questo sarebbe 
successo anche se Hillary non avesse usato un server privato per le sue 
email al dipartimento di Stato. Se non altro perché è evidente che la 
faccenda delle email è una fesseria, perciò il «pestaggio» mediatico a 
cui è stata sottoposta nasce da un desiderio di dare addosso alla 
Clinton. E la raffigurazione negativa della fondazione di famiglia– che 
salva vite di bambini – è la dimostrazione che se non ci fossero state 
le email i media avrebbero trovato qualcosa altro per uno scandalo.
La
 buona notizia, penso, è che forse abbiamo raggiunto un punto di svolta.
 Il presentatore della Nbc Matt Lauer potrebbe aver fatto un favore con 
la sua catastrofica performance quando ha intervistato separatamente i 
due candidati. Da un lato dedicando così tanto tempo alle email di 
Hillary e sorvolando sulle sue osservazioni a proposito dello Stato 
islamico, e dall’altro lato lasciando passare indisturbata la bugia di 
Trump sulla guerra in Iraq, ha offerto una dimostrazione così palese del
 doppiopesismo dei media che era difficile non accorgersene. L’accumulo 
di pessimi esempi sta per raggiungere una massa critica. E allora forse,
 siamo a un punto di svolta. Non sto dicendo che la Clinton sarà esente 
da critiche, né che debba esserlo. Lei e il Paese hanno bisogno di 
giornalisti che descrivono le cose come sono e non fanno finta che le 
sue fallibilità umane siano comparabili, o peggiori, dei terrificanti 
comportamenti che Trump ha messo in atto in passato e promette in 
futuro.
Perché i media sono oggettivamente filo-Trump? Il problema
 non è più nemmeno la falsa equivalenza: basta guardare tutta 
l’insistenza sulla Fondazione Clinton, nonostante l’assenza di qualsiasi
 prova di torti commessi, e confrontarla con l’attenzione che è stata 
dedicata alla Fondazione Trump, responsabile di atti di corruzione più o
 meno espliciti che sono stati passati quasi completamente sotto 
silenzio dai media.
A Hillary contestano anche il fatto che non 
tenga conferenze stampa, anche se ha rilasciato tonnellate di 
interviste. Trump ha violato una tradizione vecchia di decenni 
rifiutando di rivelare la sua dichiarazione dei redditi, con forti 
sospetti che abbia qualcosa da nascondere, ma la stampa ha lasciato 
correre.
Brian Beutler, del The New Republic, ha sostenuto che i 
media si comportano così perché proteggono i propri interessi, nello 
specifico l’accesso privilegiato alle notizie. C’è di più. Questa teoria
 non spiega perché le email di Clinton sono diventate una storia 
infinita, mentre la sparizione di milioni di email del presidente George
 W. Bush no. E alcuni importanti media non hanno riportato la 
rivelazione che Colin Powell aveva consigliato alla Clinton di usare la 
posta elettronica come aveva fatto lui.
È qualcosa che ha a che 
fare con le Clinton Rules, il trattamento speciale (in negativo) che i 
media hanno sempre riservato alla famiglia Clinton. Non lo capisco, ma 
l’impressione che dà è quella di una banda di bulli del liceo che 
tormenta un compagno di classe secchione perché è divertente farlo.
Faccio fatica a credere che tanta meschinità possa produrre conseguenze terrificanti. Ma sono molto spaventato.
(Traduzione di Fabio Galimberti)
 
