Il Sole 20.9.16
La scuola on the job sbarca alla maturità
Proposta del Miur per modificare gli esami di Stato. Sale il peso del credito scolastico
di Claudio Tucci
Più
peso all’alternanza scuola-lavoro: la partecipazione degli studenti
alle attività di “formazione on the job” diventerà requisito di
ammissione all’esame di Stato. Per sedersi alla Maturità, poi, bisognerà
che l’alunno ottenga una votazione non inferiore alla media del sei; e
abbia svolto, nei mesi precedenti, anche le prove Invalsi, che sbarcano,
così, ufficialmente, in quinta superiore, con rilevazioni in italiano,
matematica, inglese. Novità anche per l’esame di terza media, con una
sforbiciata del numero di prove: gli scritti da cinque passano a due,
uno di ambito linguistico, che può comprendere una parte di lingua
straniera, e l’altro di ambito logico-matematico, con un colloquio
finale mirato più che altro ad accertare le competenze trasversali (e
non solo quelle nozionistico-disciplinari).
Il ministero
dell’Istruzione ha messo nero su bianco una serie di proposte per
modificare gli esami di Stato; il documento di lavoro è in discussione
in questi giorni con associazioni e operatori scolastici, compresi gli
studenti, per confluire poi nel Dlgs attuativo della legge 107 atteso
per fine anno, inizi gennaio 2017. Il Dlgs, una volta licenziato da
palazzo Chigi e ottenuto l’ok del Mef, dovrà ricevere i pareri
parlamentari ed essere nuovamente approvato dal governo in via
definitiva; e quindi le novità allo studio a Viale Trastevere non
interesseranno, sicuramente, gli studenti che hanno appena iniziato il
nuovo anno.
La proposta del Miur tende a “sburocratizzare” le
prove finali, valorizzando (quanto possibile) l’autonomia scolastica,
considerando che, ormai, la programmazione didattica è assegnata alle
singole scuole e da anni non vi sono programmi nazionali, ma solo
indicazioni.
Per quanto riguarda la Maturità, le prove nazionali
rimangono due: lo scritto d’italiano, e la seconda prova di indirizzo.
Non ci sarà più il “quizzone”, l’attuale terza prova elaborata
direttamente dalle commissioni. Anche il colloquio orale subirà
ritocchi: si partirà da un testo o un documento scelto tra le proposte
elaborate dalla commissione e ci sarà pure l’esposizione delle attività
svolte dal ragazzo durante il percorso in alternanza.
L’esito
dell’esame di Stato resterà espresso in centesimi, ma con pesi diversi:
il credito scolastico relativo al percorso di studio salirà dagli
attuali 25 punti massimi a 40 (comprendendo quindi l’alternanza a cui
viene riconosciuta una funzione educativa centrale); gli altri 40 punti
arriveranno dagli scritti (fino a 20 punti per ciascuna prova) e i
restanti 20 punti saranno assegnati dal colloquio.
Ancora da
sciogliere è invece il nodo commissioni. Le ipotesi allo studio sono
due: commissari interni con un presidente esterno; o mantenere l’assetto
attuale con tre commissari interni e tre esterni, ma introducendo un
presidente unico per tutte le commissioni operanti nella stessa scuola.
Decisamente
più incisive sono le modifiche proposte per il primo ciclo. Intanto, si
punta ad abolire la bocciatura nella scuola primaria e a circoscriverla
“in casi eccezionali” nelle secondaria di primo grado, limitatamente
alle situazioni per le quali non si riescono proprio a colmare le lacune
disciplinari, anche con interventi ad hoc operati dall’istituto. I
giudizi negativi dovranno comunque essere comunicati in modo trasparente
a studenti e famiglie. La prova Invalsi uscirà dall’esame di terza
media: si anticiperà, comprensiva di una prova standardizzata di inglese
al termine sia della scuola primaria che delle medie, e la
partecipazione alle rilevazioni diventerà requisito d’ammissione
all’esame finale (sarà pure introdotto l’obbligo per gli insegnanti di
somministrare le prove Invalsi). L’esito degli esami sarà espresso in
lettere; e il presidente delle commissione sarà il preside della stessa
scuola.