Il Sole 20.9.16
Per Invalsi una funzione certificativa
Obiettivo. Mettere in evidenza il livello di competenze fondamentali in matematica, italiano e inglese
di Annamaria Ajello
presidente dell’Invalsi
Tra
le novità che si profilano per gli esami di Stato della secondaria di
primo grado (“la terza media”) e quelli di secondo grado (“la maturità”)
è prevista la distinzione tra il momento in cui si effettueranno le
prove Invalsi rispetto a quello degli esami finali. Viene recepita così
un’istanza, segnalata spesso dai docenti della scuola secondaria di
primo grado, relativa alla eccessiva pesantezza dell’esame degli
studenti e all’«invadenza» dell’esito delle prove Invalsi nel voto
finale.
Gli esiti di entrambe le prove Invalsi, comunque,
dovrebbero confluire nella certificazione finale, come parte dell’esame.
Rimarranno quindi prove obbligatorie.
È opportuno evidenziare,
tuttavia, una questione generale implicita nella separazione tra il
momento di espletamento delle prove Invalsi rispetto agli esami finali
di entrambi i livelli scolari. Il fatto che si richieda agli studenti di
effettuare le prove in un momento diverso e che i risultati appaiano
sulla certificazione finale, connota in modo più marcato la funzione di
certificazione che le prove assumono negli esami di stato. Si attesta
cioè, in maniera pubblica e accessibile alle famiglie e agli altri
interessati , oltre che naturalmente agli studenti, il livello di
acquisizione di competenze fondamentali collegate alla matematica,
all’italiano e, come il Ministro Giannini ha più volte ribadito, in
futuro anche all’inglese. Sebbene quindi si “liberino” gli esami dal
carico delle prove Invalsi, la loro funzione non diminuisce perché, anzi
si rafforza, dal momento che forniranno esiti “non mescolati”, per così
dire, dai risultati conseguiti dagli studenti in altri ambiti
disciplinari.
La funzione di certificazione rivestita in tal modo
dalle prove Invalsi, nell’anno in cui è previsto un esame di fine corso,
rappresenta anche una novità da un altro punto di vista.
La
certificazione, infatti, si configura come un’attività istituzionale, a
pieno titolo, che sancisce l’acquisizione stabilmente posseduta di una
competenza. È questa fondamentalmente la differenza tra valutazione e
certificazione, perché quest’ultima implica l’assunzione di
responsabilità rispetto alla società civile di garantire il pieno e
stabile possesso di una competenza. Il fatto poi che all’Invalsi venga
affidato un simile compito, rientra nella funzione che un organismo
terzo svolge come garante di quella acquisizione. In sintesi, perciò,
mentre per tutti gli altri livelli scolari, le prove Invalsi svolgono la
funzione di informare l’autorità istituzionale e politica, e le scuole
stesse, degli esiti del sistema scolastico in merito a due competenze
fondamentali negli anni di fine ciclo, rivestono una funzione di
certificazione ulteriore.
Nel caso della maturità, sebbene si
intraveda ormai prossima l’introduzione della prova Invalsi, vi sono
ancora alcuni aspetti da focalizzare: il tipo di prove, le competenze da
esaminare, il rapporto generalità/specificità delle competenze nei
diversi indirizzi della scuola secondaria di secondo grado e altro
ancora. Come Invalsi, stiamo sperimentando diverse soluzioni
alternative, predisponendo alcune tipologie di prove tra cui il Miur
sceglierà quelle ritenute più adeguate.
Si tratta di scelte
impegnative perché ad esempio nelle prove di italiano si dovrà, andare
oltre la comprensione di un testo per sondare anche la capacità di
discriminazione tra informazioni certe, plausibili, probabili,
verosimili, ecc .
In altre parole, alle prove Invalsi per la
maturità, si chiederà di verificare le capacità degli studenti di
“andare oltre l’informazione data” e saper ragionare sull’attendibilità
delle informazioni loro proposte. Si tratta di competenze indispensabili
per poter continuare ad imparare e orientarsi nella massa di
informazioni disponibili: ma è proprio questa la principale funzione
che, dal punto di vista cognitivo, la scuola è chiamata a rivestire.