martedì 13 settembre 2016

Il Sole 13.9.16
Clinton e Yellen
La doppia incognita dell’America
di Mario Platero

Barack Obama è “anatra zoppa”, cosa normale per un Presidente a fine mandato. I due candidati alle presidenziali zoppicano anche loro, fra gaffe continue, avventurismo o malattie nascoste.
A fronte della incertezze politiche americane, possibili in un anno elettorale, i mercati o le aziende sapevano di poter contare su un punto fermo: la Federal Reserve, la solida àncora di certezza che alleggeriva le pressioni delle incognite politiche. Eppure, proprio nel momento in cui ci sarebbe più bisogno di una barra dritta per la guida economica, la Banca centrale americana è assente. Peggio, è ondivaga, come potrebbe essere Donald Trump quando cambia più volte posizioni sullo stesso argomento. Non sa decidere, invia segnali contraddittori: ma insomma, la Fed, questi tassi, li alza o non li alza?
La notizia più recente è che agli incontri del 20-21 settembre di aumenti non si parlerà. Lo ha detto ieri senza troppi giri di parole la signora Lael Brainard, economista, ex capo degli affari internazionali al Tesoro, ora fra i governatori della Fed. Eppure poche settimane fa la signora Janet Yellen, il cui potere per autonomia e strumenti a disposizione è secondo solo a quello del Presidente, aveva dato segnali opposti, creando confusione e agitazione sui mercati. Il potere c’è ma non si vede.
Questa doppia incognita americana, politica ed economica, non aiuta nel momento in cui il mondo cerca disperato segnali di leadership e a giudicare dai segnali e dai messaggi che giungono da questa costa atlantica, dovremo abituarci a convivere con l’incertezza per almeno qualche mese. Cosa che non era mai successa prima.
La novità nella mancanza di leadership americana sta nell’avere personaggi chiave per i destini del Paese e diciamolo, del mondo, che non sembrano in grado di decidere o di capire l’importanza della trasparenza. Hillary Clinton sapeva dal suo dottore personale di avere la polmonite da parecchi giorni. Ma nonostante ci fossero insistenze per fare chiarezza sulla sua salute diceva sempre di stare benissimo anche quando stava già male. Lei per prima, dopo essere passata attraverso lo scandalo delle email (o quello del marito con Monica Lewinsky) dovrebbe sapere bene che le bugie hanno le gambe corte. Non c’è dubbio che da questa vicenda della malattia inesistente Hillary che sembrava avviata veleggiando verso una vittoria a novembre, ne esca male. Rispunta l’ipotesi Trump, che ha dimezzato il suo svantaggio nei sondaggi.
Ma se la Fed è ondivaga e Hillary è opaca, con Trump è come andare sulle montagne russe senza cintura di sicurezza. Cosa che ci porta all’incertezza di fondo: quale direzione imboccherà l’America l’8 novembre? A queste elezioni non c’è solo in ballo la scelta fra un candidato o l’altro, fra più o meno tasse, o più o meno regole, l’8 novembre 2016 c’è una vera e propria possibilità di cambiamento radicale di direzione in un mondo politico post repubblicano e post democratico (post americano?) se vincerà Trump. Per questo l’incertezza è forte e preoccupa: con Trump si partirebbe per un viaggio verso l’ignoto.
Cosa che ci porta alla trasparenza che avremmo dovuto avere almeno dalla Fed. Si era chiarito che dalla Banca centrale sarebbero venuti solo messaggi chiari . Eppure è da oltre un anno che la Yellen è caduta nella stessa trappola politica che imprigiona Hillary e Donald. Cambia idea in continuazione creando ora agitazione e paura ora felicità, come ieri, sui mercati. Auguriamoci che se ne accorga. Che superi il complesso di non aumentare i tassi prima di una elezione o la paura che un aumento (infinitesimale!) possa sconvolgere i mercati globali. Se avesse leadership invece di incertezza i mercati la seguirebbero. Ma appare confusa. Che ci dia dunque almeno quel pezzetto di sicurezza che ci spetta. Che la smetta di zoppicare con la politica: essendo un’ottima economista dovrebbe sapere che mercati, investimenti e consumi soffrono più per la scarsa trasparenza che per gli aumenti dei tassi.