il manifesto 13.9.16
Elezioni
Croazia, vince la destra. Sarà governo di coalizione
L’Hdz,
guidato dall’eurodeputato Plenkovic, sorpassa i socialisti. Ai
nazionalisti servirà il sostegno del fronte liberale e cattolico più una
manciata di voti delle minoranze nazionali
Seggio elettorale a Zagabria, sotto l'esultanza di Andrej Plenkovic
Giovanni Vale
ZAGABRIA
Il leader conservatore Andrej Plenkovic sale sul palco sulle note di
Eye of the Tiger, mentre al quartier generale dei progressisti si spegne
la musica. È questa l’immagine con cui la stampa croata descrive la
nottata elettorale di domenica e che bene rappresenta il clima del
dopo-voto. L’Unione democratica croata (Hdz), il partito nazionalista
guidato dall’eurodeputato Plenkovic ha di fatto vinto le elezioni
legislative anticipate, capovolgendo non soltanto i sondaggi che davano
il Partito socialdemocratico (Sdp) di Zoran Milanovic in leggero
vantaggio, ma smentendo persino gli exit poll che fino alle 22 di
domenica assicuravano un pareggio perfetto tra le due principali forze
politiche croate.
L’Hdz ha ottenuto 61 dei 151 deputati che
compongono il parlamento di Zagabria, contro i 54 dell’Sdp. Una vittoria
di misura, certo, e che non garantisce ai conservatori la maggioranza
assoluta di 76 seggi richiesta in aula, ma una vittoria comunque, dato
che toccherà ora alla squadra di Plenkovic dettare le regole per la
formazione di un nuovo esecutivo, mentre a sinistra si apre
un’inevitabile resa dei conti.
Ritorno al futuro?
L’indispensabile
coalizione sarà molto probabilmente simile a quella che aveva portato
alla guida del paese Tihomir Oreškovic, il premier sfiduciato a giugno
dopo appena sei mesi di governo. L’Hdz dovrà infatti ottenere il
sostegno di Most, il fronte liberale e cattolico di BoZo Petrov che ha
ottenuto 13 deputati e con cui l’Hdz si già era alleato meno di un anno
fa.
Per superare la soglia dei 76 seggi, basteranno poi una
manciata di voti, da cercarsi tra le minoranze nazionali (8 deputati) e
tra i partiti minori, in primis quello del sindaco di Zagabria Milan
Bandic, forte di due rappresentanti. Resterà probabilmente fuori dai
giochi, invece, il fronte anti-sistema Zivi zid, che è passato
dall’avere un solo deputato al tornare in parlamento con ben 8 membri
del movimento, ma che ha già annunciato di non essere interessato ad
alleanze. Per il quotidiano Jutarnji List questo scenario – una
coalizione di centrodestra – ha una probabilità dell’85% di
concretizzarsi, mentre un governo a guida Sdp o una grande coalizione
Sdp-Hdz sono soluzioni da escludere (e a cui si attribuisce
rispettivamente il 10% e il 5% di probabilità).
La scalata di Plenkovic
Nel
giro di pochi mesi, Plenkovic è riuscito dunque a far dimenticare agli
elettori lo scandalo di corruzione che aveva colpito l’ex leader
dell’Hdz Tomislav Karamarko (obbligandolo alle dimissioni e facendo
cadere il governo) e a ricompattare il partito su posizioni più
moderate, senza tuttavia espellere gli elementi più intransigenti (come
l’ex ministro della cultura Zlatko Hasanbegovic), Plenkovic è riuscito a
risalire nei sondaggi fino a superare l’Sdp.
Diametralmente
opposta l’analisi da farsi a sinistra. Per l’ex premier Zoran Milanovic,
questa è la sesta sconfitta elettorale consecutiva ed è inevitabile che
la sua leadership e quest’ultima campagna elettorale vengano ora
rimesse in discussione. Nelle ultime settimane, Milanovic ha cercato di
sedurre gli elettori conservatori anche con sorprendenti dichiarazioni
di carattere nazionalista. Una scelta che non soltanto non ha pagato ma
che ha probabilmente fatto scappare molti elettori di sinistra,
contribuendo all’importante crollo dell’affluenza, passata dal 60% del
novembre 2015 ad appena il 52%.
Resa dei conti
«Se questi
risultati saranno confermati, Milanovic deve andarsene entro una
settimana», hanno confidato a Jutarnji List diversi membri dell’Sdp
durante la nottata elettorale. Dello stesso avviso i principali analisti
e commentatori, come Goran Vojkovic che su Index.hr scrive che «è tempo
che Milanovic se ne vada». L’Hdz ha infatti potuto rinfrescare
l’immagine del partito (altrimenti dato per spacciato) proprio grazie al
cambio di timoniere ed ora la stessa sorte potrebbe toccare all’Sdp.
«Il successore di Milanovic si trova a Bruxelles?», si chiede Vecernji
List. Il riferimento è all’eurodeputato Tonino Picula, rimasto finora in
disparte ma considerato da più parti come un membro autorevole e
popolare dell’Sdp. Come Plenkovic, anche Picula ha scelto di non sfidare
apertamente la leadership del proprio partito ma, come il primo,
potrebbe farsi avanti ora che il capo è visibilmente in difficoltà e che
la sua formazione politica è alla ricerca di una nuova rotta.
Sconfortati
e annoiati dalle proprie vicende politiche nazionali, i cittadini
croati si preparano ora a vivere qualche giorno di consultazioni tra le
varie forze in campo. Most ha dato cinque giorni all’Hdz per formare un
nuovo governo e quest’ultimo ha assicurato che ci sarà una maggioranza
stabile. Nessuno può però garantire che la Croazia non riviva a breve
una nuova crisi politica, ma perlomeno le elezioni di domenica
sanciscono la fine di un lunghissimo clima da campagna elettorale, che
ha avuto come preoccupante conseguenza quella di esacerbare i rapporti
con la Serbia, per via della continua caccia all’elettore nazionalista e
della retorica patriottica.
A riflettori spenti, i politici
croati dovranno ora occuparsi dei problemi interni, dalla disoccupazione
giovanile del 43% (con annessa emigrazione verso Irlanda, Germania e
Nord Europa) alla corruzione e alla povertà. È tempo insomma che la
propaganda lasci spazio alle riforme.
*Osservatorio Balcani e Caucaso