Il Sole 11.9.16
La politica in numeri
Quel «doppio voto» che garantisce la governabilità
di Roberto D'Alimonte
Napolitano
ha ragione. La guerra sul referendum non ha senso. Ma non è detto che
per salvare la riforma costituzionale si debba cancellare il
ballottaggio dall’Italicum. Questo è infatti uno dei messaggi che si
colgono nella sua intervista uscita ieri su Repubblica. La riforma
costituzionale da sola non basta a favorire la stabilità dei governi. Ci
vuole un sistema elettorale efficace. L’Italicum lo è. Il che non
significa che non possa essere modificato. Ma la cancellazione del
ballottaggio non è una modifica qualsiasi. Equivale alla introduzione di
un sistema elettorale completamente diverso.
Lo abbiamo scritto
domenica scorsa sulle pagine di questo giornale e lo ripetiamo. La tesi
dell’ex presidente, e di molti altri, che in un sistema tripolare esiste
il rischio di «consegnare il 54% dei seggi a chi al primo turno ha
preso molto meno del 40% dei voti» è sbagliata. Lasciamo perdere il
fatto che abolire il ballottaggio ora verrebbe considerata una
manipolazione delle regole del gioco per impedire la vittoria del M5S,
qualunque siano le vere intenzioni dei proponenti. Il punto che
interessa ribadire è che una tesi del genere è sbagliata perché
delegittima completamente il secondo voto degli elettori previsto
dall’Italicum. Al ballottaggio, chi vince deve ottenere il 50% dei voti.
Questo è il punto. Ed è per questo che il ballottaggio è proprio il
meccanismo più adatto, in un sistema tripolare, per risolvere il
problema del governo affidando agli elettori, e non ai partiti, la
scelta tra i due candidati e le due liste più competitive. Per quale
motivo il secondo voto e le seconde preferenze dovrebbero essere
considerate irrilevanti?
Come alternativa all’Italicum l’ex
presidente cita la proposta di Speranza e della minoranza Pd. Si tratta
di una proposta che assomiglia molto al sistema in vigore tra il 1994 e
il 2001, cioè la legge Mattarella. Il perno sono i collegi uninominali a
un turno. In un contesto tripolare non è forse vero che molti seggi
verrebbero vinti da candidati con meno del 40% dei voti e forse
addirittura meno del 30%? Come si fa a sostenere che è più legittima una
vittoria ottenuta in un turno solo con il 40% dei voti, o meno,
rispetto a una vittoria ottenuta con un ballottaggio in cui comunque chi
vince deve avere il 50%? Sono i misteri della retorica politica.
In
realtà la vera alternativa all’Italicum cui molti pensano non sono i
collegi uninominali, né quelli a un turno né quelli a due turni. Sono
sistemi elettorali proporzionali con soglia oppure sistemi proporzionali
con premio e soglia. Con la frammentazione attuale, gli uni e gli altri
ci porterebbero dritti dritti verso una situazione di tipo spagnolo. A
Madrid dopo dieci mesi di trattative e due elezioni non si riesce ancora
a fare un governo. Magari da noi i governi si farebbero –forse- ma
certamente durerebbero poco.
Un premio di governabilità da solo
non basta a favorire la stabilità. Dovrebbe essere troppo elevato e
questo non è possibile, stante la sentenza della Consulta del 2015. Ne
discende che con un premio limitato chi vince, cioè chi arriva primo,
sarebbe costretto a fare una coalizione di governo con uno o più tra i
perdenti. Chi? Se vincesse il Pd dovrebbe allearsi con Forza Italia e
forse non basterebbe neppure. E se invece il premio andasse al M5s ? C’è
chi pensa che i cinque stelle si alleerebbero con il Pd o con Forza
Italia? Forse Bersani. E se quindi l’unico governo possibile fosse un
governo “tutti contro il M5s”, che legittimità avrebbe e soprattutto
quanto sarebbe stabile e funzionale ? E quanto favorirebbe la crescita
elettorale del Movimento? Sono domande fastidiose, ma questo è il quadro
con cui si deve fare i conti. E la situazione non cambierebbe
significativamente se i premi fossero due invece di uno, come vorrebbe
il ministro Orlando.
La via maestra per favorire la creazione di
governi stabili è quella di dare agli elettori due voti. Il primo per
esprimere la loro preferenza per il partito che piace di più, il secondo
per esprimere la loro preferenza per il partito che preferiscono vedere
al governo. La paura di una possibile vittoria del M5s non deve essere
il grimaldello per far saltare questo meccanismo virtuoso. Ne va di
mezzo non solo la stabilità dei governi ma anche la loro responsabilità
davanti agli elettori. Non ci può essere responsabilità senza stabilità.
Governi instabili sono governi irresponsabili. Il paese ha già pagato
un prezzo elevato a instabilità e irresponsabilità. La montagna del
debito pubblico è lì a ricordarcelo. Italicum e riforma costituzionale
servono a impedire che questo accada di nuovo. Ma bisogna avere il
coraggio di accettare che siano gli elettori a decidere nell’urna chi
debba governare. Con due voti e non con uno. Il vero referendum è su
questo. Il problema è che gli elettori ancora non lo sanno. E a tanti
non interessa farglielo sapere.