il manifesto 9.9.16
Cgil: «Al referendum diciamo No»
La legge Boschi mette a rischio gli equilibri democratici. Intanto si prepara la piazza per contratti e pensioni
Martedì
13 verrà presentato il Piano straordinario per il lavoro, poi il 29
festa e manifestazione per i 110 anni dell'organizzazione
E tra i «delfini» di Camusso emergono Landini e Colla
di Antonio Sciotto
«Ferma
restando la libertà di posizioni individuali diverse di iscritti e
dirigenti, l’Assemblea generale della Cgil invita a votare No in
occasione del prossimo Referendum costituzionale». La formula arriva in
fondo all’ordine del giorno approvato ieri in misura quasi bulgara (332
delegati, zero contrari e 3 astenuti), e subito dopo sui social si
moltiplicano le condivisioni: la difesa degli equilibri democratici
saggiamente calibrati dai nostri padri costituenti è troppo nelle corde
della Cgil per non arrivare a questa conclusione. Ma il No non verrà
portato in piazza: «La Cgil e tutte le sue Strutture, nel preservare la
propria autonomia, non aderiscono ad alcun Comitato».
Dalla festa
dell’Unità di Catania intanto sono arrivate le considerazioni di Carmelo
Barbagallo, segretario generale Uil, che se pure non inviti
esplicitamente al No, si dice comunque «preoccupato fin dal primo
momento dal combinato disposto referendum e Italicum».
La Cgil
ravvisa nella riforma Renzi/Boschi «un’eccessiva centralizzazione dei
poteri allo Stato e al governo». Inoltre si «attribuisce al governo un
eccesso di potere in materia legislativa», mentre «i nuovi criteri per
l’elezione degli organi di garanzia rischiano di essere subordinati alla
legge elettorale, facendo così venir meno la certezza del bilanciamento
dei poteri».
La prima Assemblea generale della Cgil – organismo
istituito dall’ultima conferenza di Organizzazione per aprire i vertici
alla partecipazione – ha dovuto affrontare un tema caldissimo, il
referendum appunto, incrociandolo con tanti altri appuntamenti a cui è
chiamato il sindacato. La segretaria Susanna Camusso, infatti, nella sua
relazione ha fatto riferimento ai tanti tavoli aperti – con il
sottosegretario Nannicini sul lavoro, con il ministro Poletti sulle
pensioni – ai contratti, al cammino della Carta dei diritti universali e
del prossimo referendum su licenziamenti, appalti e voucher (dovrebbe
tenersi entro giugno 2017).
Si attendono le prossime mosse del
governo, che potrebbe sciogliere diversi nodi nella legge di Bilancio,
ma sapendo che resta fermo quanto concluso con Cisl e Uil prima della
pausa agostana: senza risposte, riparte la mobilitazione. Una Cgil,
insomma, che per ora sceglie di non alzare troppo il tiro contro
l’esecutivo, perché sono tante le pentole sul fuoco. Due appuntamenti,
però, sono già fissati: il 13 settembre verrà presentato il Piano
straordinario per il Lavoro (una sorta di manovra proposta dalla Cgil),
mentre il 29 settembre l’impegno è doppio. In mattinata verranno portate
in Parlamento le firme per la Carta dei diritti universali, mentre
dalle 16,30 in piazza del Popolo si terrà una festa/manifestazione (con
musica e comizio) per i 110 anni della Cgil.
L’Assemblea non ha
sciolto invece il nodo della sostituzione dei tre componenti in uscita
della segreteria confederale: Fabrizio Solari, Vera Lamonica, Serena
Sorrentino. E non perché ci siano scontri, ma perché al contrario
proprio la tessitura dell’esecutivo che attornia Camusso (sette persone
oltre lei) servirà a preparare il Congresso del 2018. Prendendosi i suoi
tempi, forse anche un anno, e magari con un numero ancor più alto di
sostituzioni prima delle scadenze naturali, o un allargamento.
I
criteri per la sostituzione sono tre: parità di genere, mix
esperienza/giovane età, principio dell’unità. L’ultimo è il più
interessante, perché compare per la prima volta nei due mandati della
segretaria, finora caratterizzati da un esecutivo costruito tutto sulla
maggioranza, per mancanza di accordo soprattutto con la Fiom. Al
contrario, l’intento è ora quello di includere Maurizio Landini,
facendolo addirittura sedere nel governo che guida la confederazione.
Un
gioco di incastri non semplice, anche per motivi più “tecnici”: c’è da
far entrare almeno due altre persone in segreteria, ovvero Rossana
Dettori (ex leader Fp, che ha lasciato il posto anzitempo proprio a
Sorrentino) e Vincenzo Colla, segretario dell’Emilia Romagna. Tutti e
tre i papabili, però, superano i 50 anni di età, senza contare il
fattore di genere, quindi insieme a loro bisognerà eventualmente
innestare altri elementi. Il tutto anche nell’ottica della successione
di Camusso: accanto alla più giovane Sorrentino, data mesi fa come
possibile, adesso potrebbero correre lo stesso Landini (finora di fatto
all’opposizione, è vero, ma in via di sdoganamento) e l’ancor più
probabile Colla.