il manifesto 30.9.16
Roma, nell’aula capitolina aleggia il fantasma del «default»
di Giuliano Santoro
ROMA
A guardare l’aula Giulio Cesare, la base del M5S romano sta tutta con
Virginia Raggi. I sostenitori della sindaca presidiano la maggior parte
delle poltrone nelle due navate, fiondandosi anche sulle prime file,
occupate solo per la prima mezz’ora dai componenti del Comitato Roma
2024. C’è anche la mamma di Di Battista, che mantiene un profilo basso
ma la voce corre e viene riconosciuta lo stesso: si avvicina una ragazza
e le chiede «Può dare questa a suo figlio? Lo ammiro molto». Le
consegna una lettera. Lei la mette in tasca e torna a seguire i lavori.
Il
voto sulle Olimpiadi è una prova da superare per la maggioranza in
mezzo alla tempesta. Il gruppo appare compatto, si scambia sguardi
d’intesa con il pubblico. Ma quando il consiglio si riunisce, circola
già la notizia che tra i ritirati dell’ultima tornata non c’è solo
Salvatore Tutino, l’assessore al bilancio in pectore. Anche Stefano
Fermante, il ragioniere generale del Campidoglio, avrebbe rimesso il suo
mandato. Lo avrebbe fatto ormai due mesi fa. Ma pare che da allora non
abbia mai ricevuto convocazione da Raggi. Così, all’inizio di questa
settimana il funzionario avrebbe reiterato il passo indietro. La sua
lettera sarebbe stata protocollata mercoledì. Per Fermante, in assenza
di linee guida e indicazioni politiche «non ci sono le condizioni per
lavorare». In serata circola il nome del suo omologo della città
metropolitana di Roma Capitale, Marco Iacobucci.
Ma i tempi
stringono, e in aula per la prima volta si pronuncia la parola che
nessuno, nemmeno dalle opposizioni, vorrebbe sentire davvero: «Default».
È soltanto uno spettro, ma aleggia già da qualche seduta. Una settimana
fa Stefano Fassina, ieri molto applaudito dai 5S, argomentando il suo
no ai giochi ha avvertito: «Lo dico alla sindaca senza polemica:
istruiamo il lavoro del bilancio, perché chiunque arriverà
all’assessorato avrà bisogno di tempo per leggersi le carte». È il
tempo, infatti, che comincia a mancare. «Le preoccupazioni sono
legittime – riconosce il presidente della commissione bilancio Marco
Terranova – Ma le sedute sono già in calendario». Si temono i tempi
stretti sull’assestamento, da approvare entro novembre. E per arrivare
al 31 dicembre con un bilancio di previsione bisogna lavorare con largo
anticipo.
La città fuori dall’aula interroga la sindaca. Lo fanno
anche quelli che avevano riconosciuto il significato di rottura della
sua elezione. Il sindacato di base Usb le ha spedito 10 domande su
scelte urbanistiche, debito, privatizzazioni, diritti dei lavoratori
comunali. E per gli attivisti di DecideRoma «se alle lobby non si
contrappone un’amministrazione con una visione complessiva, disposta a
riconoscere l’indipendenza della partecipazione sociale e la sua forza
quale principale ostacolo ai poteri dominanti, è facile prevedere il
risultato della partita sul futuro della città». Il 4 ottobre se ne
parlerà in una manifestazione davanti alle finestre dell’aula
consiliare.