il manifesto 29.9.16
Rino Formica: il voto sarà una bomba, come il referendum sulla Repubblica
Intervista.
L’ex ministro: «Renzi autolesionista, ha sommato tutti i problemi del
Paese. Se vince il No la cultura cattolica vigilerà»
intervista di Daniela Preziosi
«Il
referendum sarà una bomba, sarà come quello sulla Repubblica. Scaverà
nel tempo e porrà il problema della postdemocrazia dei partiti: senza
democrazia o con più democrazia?». Domanda lancinante, e Rino Formica
non ha dubbi: vincerà il No. Il socialista più volte ministro, uomo
dalle celeberrime definizioni fulminanti – «la politica è sangue e
merda» – è presidente onorario del comitato dei ’socialisti per il No’.
Ma la «bomba» non è una profezia apocalittica da tifoso di un fronte. La
«bomba» viene sganciata alla fine di un alto volo su molte «quistioni»
(lo dice come lo diceva Gramsci). La principale: «La contro-riforma
Renzi-Boschi rende irreversibile l’effetto disastroso dell’erosione del
principio di rigidità costituzionale», insomma, tradotto, punta «a
tornare allo Statuto Albertino, una costituzione flessibile, che poteva
essere modificata con legge ordinaria e che consentì di cambiare la
forma di stato. Tant’è che con lo statuto Albertino morì lo stato
liberale e s’impose il fascismo». E tutto a sua volta per modificare la
prima parte della Carta, «quella di norme valoriali che ha una sua
ideologia politica di fondo: è una terza via. Che vincola i governi
all’equità nella distribuzione, a una politica fiscale progressiva».
Cosa le fa credere che vincerà il no?
Il
fronte del no è un minestrone di tante verdure diverse. Ma ormai la
somma delle difficoltà del paese formano un agglomerato così vasto che
alla prima occasione si può creare un rovesciamento, non senza sbocco,
ma al buio.
Anche lei vede il rischio dell’autoritarismo?
No, uno peggiore: l’assenza di democrazia totale, l’anarchismo.
E se invece vincerà il no ci sarà il caos di cui parla Confindustria?
Ma no. Non dimentichiamo che ai vertici delle istituzioni, e dietro, in Italia c’è sempre l’antica millenaria saggezza.
Del presidente Mattarella?
Del
mondo cattolico. E siccome non si può fare il papa re, ci sarà un
governatore papalino. La grandezza della Chiesa è l’intercambiabilità
dei personaggi dove quello che viene dopo non è mai in continuità con
quello di prima perché è la scelta ad hoc per il tempo. La loro regola è
’c’è un tempo per’.
Ma Renzi non è uno della stessa parrocchia?
Ma
no, Renzi viene da un mondo minore, di periferia. I toscani sono, senza
offesa, i napoletani del centro-nord. Sono imbroglioni, mercanti e
banchieri, massoni e cattolici, guelfi e ghibellini.
Per noi laici non c’è salvezza senza Chiesa?
I laici devono avere l’intelligenza di usare la risorsa di recupero di fiato che offre la Chiesa.
Per recuperare consenso in vista del referendum Renzi farà una finanziaria elettorale?
Alla
storia degli elettori che si vendono per una mancia credo poco. Negli
anni ’50 andavamo nella Bari vecchia e dicevamo: andate dai monarchici,
prendetevi le scarpe e poi votategli contro. Succedeva così.
Ma ai vostri tempi le finanziarie elettorali le facevate.
No,
facevamo un’altra cosa. Il ministro del Tesoro usciva da Palazzo Chigi
con una riserva per poter concedere poco ai partiti di governo e molto
al Pci. Per i comuni, la previdenza sociale, le pensioni. Il prezzo che
si pagava per avere una grande opposizione che però non andava oltre.
Torniamo al dopo voto. Il Pd cambierà gestione?
Bersani
oggi rappresenta l’area degli ingiustamente umiliati. E come diceva Che
Guevara, gli umiliati sono una forza indomabile. Ma la vittoria del No
aprirà la riorganizzazione di tutto il sistema politico. Tutta la realtà
umiliata nel Pd e soprattutto quella, grande, stomacata. Che è la
realtà vera dei 5 stelle. Gli stomacati di tutto il sistema, e anche
della sinistra larga.
Per ora però questa sinistra larga è una galassia dispersa, divisa, rissosa.
Non importa. Il No sarà una sveglia. Non un fulmine ma un suono di campane. Gli ufficiali si vedranno sul campo.
Dica la verità, quando Renzi ha parlato di Ponte sullo Stretto le è venuto in mente Berlusconi o Craxi?
Ma
no, Craxi era inorganico ai poteri costituiti. Renzi invece sceglie
disinvoltamente tutti i giorni un potere da accattivarsi. Non ha il
senso dello Stato, è un premier che va a dire ’caro Pietro’ al
presidente di un’azienda che è in causa con lo Stato. Ormai crede di
essere un re sole. Perché chi non è intelligente va a Palazzo Chigi ed è
preso dalle vertigini dell’altezza. Perché tutti fanno capo lì, tutti
vogliono qualcosa. E siccome lui non è in condizione di selezionare,
sceglie secondo le convenienze. Oggi con i sindacati è finita, poi ha
bisogno del consenso, allora riapre la Sala Verde. Poi la richiuderà.
Renzi passerà come è passato Berlusconi, che oggi ha ottant’anni?
Berlusconi
è stato un traghettatore dalla politica dogmatica alla politica fru-fru
dello spettacolo. Ma era uno spettacolo simpatico. Quello di oggi
invece è uno spettacolo triste perché è sfacciatamente sprezzante nei
confronti degli imbrogliati. Ma certo Berlusconi è il padre di Renzi, un
figlio venuto male, un modello di strada.