il manifesto 27.9.16
Opposizioni scatenate. «Vergogna, invade la tv»
La
polemica. Renzi riparte dalla sua Firenze il 29 settembre. E' un
portafortuna: quel giorno otto anni fa lanciò la sua corsa a sindaco
redazione politica
ROMA
Parte da Firenze la campagna ufficiale di Renzi per il sì. “Parte” si
fa per dire, perché fin qui il premier si è speso senza economie per
vincere il referendum. Infatti questa settimana sarà a Milano, Verona,
Perugia, Genova e Torino. Ma per il 29 settembre ha pensato a un evento
speciale. Non è un giorno scelto a caso. È un’autocitazione, un
portafortuna nella cabala personale della sua irresistibile (fin qui)
ascesa: in quello stesso giorno di otto anni fa Renzi lanciava la
candidatura alle primarie per il sindaco di Firenze. Il suo slogan era
«O cambio Firenze o cambio mestiere e torno a lavorare». Lo stesso di
oggi. È lui stesso a ricordarlo nella enews di ieri agli «amici di
Firenze e non solo loro». «Proprio giovedì 29, otto anni dopo, ci
rivedremo – stavolta all’Obihall – per una serata particolare: al
passato grazie, al futuro sì».
Nel frattempo la decisione della
data in cui si voterà per il referendumnon placa la polemica delle
opposizioni. Anzi la raddoppia. Perché votare il 4 dicembre ha un
effetto concreto e pure evidente: il premier e i sostenitori del sì
potranno sfruttare il mese che c’è prima che scatti la par condicio per
utilizzare le tv e i media compiacenti. Per questo Nicola Fratoianni
chiede «un’autoregolamentazione della tv pubblica» e una riunione della
Vigilanza per affrontare «questo tema di grande e delicato rilievo
democratico». Nel frattempo «sarebbe un atto di dignità se
volontariamente ministri e sottosegretari, già a partire dai prossimi
giorni, non occupassero più quelle trasmissioni radio tv e spazi di
intrattenimento che nulla hanno a che fare con l’informazione». Ma non
sono i giorni dell’eleganza per la squadra del governo, che alla
vittoria del Sì ha legato la sua sopravvivenza politica. Anche da destra
le polemiche mancano. «Renzi allunga il brodo e pur di rimanere in
sella un altro mese ha scelto il 4 dicembre. Sa benissimo che gli
italiani diranno No», attacca il leghista Gianmarco Centinaio. «Una data
scelta senza alcun confronto», per il forzista Francesco Paolo Sisto,
«la bocciatura degli italiani, però, sarà corale». E il 5 stelle
Alessandro Di Battista: «Abbiamo 70 giorni per spiegare a più cittadini
possibile i pericoli delle riforme di Renzi-Boschi-Verdini-Napolitano»,
«Sarà Davide contro Golia. Loro hanno denari, tv, giornali. Noi la
piazza e l’entusiasmo».