il manifesto 24.9.16
Charlotte per strada, in pace
Stati uniti. Non è stato applicato il coprifuoco annunciato. Trump si esprime, Hillary rimane silente
di Marina Catucci
NEW
 YORK Centinaia di persone hanno continuato a protestare per le strade 
di Charlotte, per la terza notte di fila, sfilando pacificamente in un 
corteo attraverso la città per più di cinque ore, chiedendo giustizia 
per Keith Lamar Scott, e fermandosi nel punto in cui un manifestante è 
stato colpito alla testa durante la notte di mercoledì.
Si tratta 
del ventiseienne, Justin Carr, morto ieri a seguito di un colpo di 
pistola che l’ha raggiunto la sera prima durante un momento di scontri 
caotici. L’account ufficiale della polizia ha subito sostenuto che il 
colpo non è stato sparato da un poliziotto, ma questa versione è stata 
messa in discussione da alcuni testimoni oculari. La polizia di 
Charlotte al momento è sotto accusa e osservazione da parte dei 
cittadini della città (e non solo), a causa del filmato dell’uccisione 
di Scott, ripresa dalla telecamera posta sul cruscotto della macchina 
della Ncpd e che non viene reso pubblico come chiedono i manifestanti.
«I
 video visionati dalla famiglia hanno generato più nuove domande che 
risposte» ha raccotnato l’avvocato della famiglia. Ma oltre ai video 
della polizia ce n’è anche un altro realizzato con il cellulare dalla 
moglie di Keith L. Scott. Nel video si mostrano i momenti prima e dopo 
l’incidente, si sente la voce della moglie che prega il marito di uscire
 del suo camion, e le sue suppliche alla polizia affinché non gli spari 
in quanto disarmato.
Le manifestazioni sono proseguite a partire 
dalla sera e durante la notte, in modo per lo più pacifico, tanto che la
 polizia non ha applicato il coprifuoco che sarebbe dovuto entrare in 
vigore a partire dalla mezzanotte.
Gli unici momenti di tensione 
si sono verificati quando la protesta ha bloccato l’autostrada e la 
polizia ha lanciato lacrimogeni e usato lo spray urticante per 
disperdere la folla. A questa mossa non ha corrisposto un’azione 
violenta così come non sono avvenute aggressioni nei riguardi dei media,
 come durante la notte precedente. La popolazione nelle strade era 
diversa.
Volti e atteggiamenti diversi rispetto a quelli della 
sera precedente, molti manifestanti si rivolgevano direttamente ai 
poliziotti neri per ricordare loro da dove vengono: «Sei anche tu uno 
del quartiere – ha detto una ragazza ripresa in un video- Lascia la 
divisa dell’oppressore e aiuta la tua stessa gente».
Commenti alle
 vicende in corso a Charlotte non sono mancati dalle file dei politici 
americani; ha brillato per assoluta mancanza di lettura quella di Robert
 Pittenger, rappresentante repubblicano proprio del North Carolina che 
ha dichiarato alla Bbc che la ragione degli scontri nasce dal fatto che 
«I neri odiano i bianchi, perché i bianchi hanno successo e loro no», 
affermazione ritrattata ore più tardi e di cui si è scusato, ma che 
ormai aveva fatto abbastanza parlare.
Ha fatto parlare anche la 
dichiarazione di Trump, durante un comizio giovedì sera: «Abbiamo alcuni
 problemi reali e un paese ferito – ha detto- Molti americani stanno 
guardando i disordini a Charlotte svolgersi davanti ai loro occhi sugli 
schermi televisivi. Altri sono testimoni del caos e la violenza in prima
 persona». Si e detto poi preoccupato perché proteste e disordini 
danneggiano la posizione internazionale degli Stati uniti.
«Il 
nostro paese fa brutta figura davanti al mondo. Come possiamo essere 
leader quando non riusciamo nemmeno a controllare le nostre città? – ha 
chiesto Trump – Onoriamo e riconosciamo il diritto di tutti gli 
americani di riunirsi pacificamente e protestare , ma non esiste un 
diritto ad essere violenti o a minacciare la sicurezza e la pace 
altrui».
Dopo di ciò Trump ha aggiunto che la droga è un «grande 
fattore di ciò che si sta guardando in televisione»; anche se la sua 
campagna più tardi ha precisato che in quel passaggio The Donald non si 
stava riferendo ai disordini a Charlotte.
Nessun commento da parte
 di Hillary Clinton, invece, impegnata in un serie infinita di raccolta 
fondi per una campagna che diventa sempre più complessa.
 
