il manifesto 20.8.16
Assemblea Onu, un fallimento annunciato
Migranti.
Il vertice Onu sui migranti voluto da Ban Ki moon si chiude senza
neanche una dichiarazione comune di intenti e con gli Stati. Il
commissario ai diritti umani: «Abbiamo fallito verso milioni di persone»
di Marina Catucci
NEW
YORK Come gestire 65,3 milioni di sfollati? Il problema è al centro
della discussione iniziata ieri al Palazzo di vetro delle Nazioni Unite
con i leader di tutto il mondo arrivati a New York per il primo vertice
dedicato a rifugiati e migranti. Il summit apre la settimana
dell’Assemblea generale dell’Onu che sarà l’ultima per il sudcoreano Ban
ki moon e l’ultima per Barack Obama.
Ma come si risolve una crisi
del genere? Le Nazioni Unite devono affrontare il problema del più
grande movimento di persone della Storia, dopo la fine della seconda
guerra mondiale, quindi «si terranno riunioni, conferenze, tavole
rotonde, si produrranno documenti finali, discorsi, promesse,
maledizioni e vilipendi. Poi a fine giornata, si andrà a casa», ha
amaramente dichiarato PassBlue, pubblicazione indipendente che si occupa
di diritti umani attraverso la lente delle Nazioni Unite. PassBlue è un
progetto fondato nel 2011 dal Ralph Bunche Institute per gli Studi
Internazionali presso il Graduate Center dell’Università della Città di
New York, non legato finanziariamente o in altro modo alle Nazioni
Unite, e sono tutti molto scettici sull’esito di questo summit.
La
conferenza su rifugiati e migranti è, comunque, senza precedenti per le
Nazioni Unite, i capi di Stato e di governo, i leader delle Nazioni
Unite e gli esperti della società civile, dovranno intervenire e cercare
di trovare un soluzione per i 65 milioni di uomini, donne e bambini che
nel 2015 sono stati costretti ad abbandonare la propria casa. Per il
momento hanno partorito un documento, dal titolo la Dichiarazione di New
York, non vincolante, con principi e impegni da cui partire per
ottenere, entro il 2018, la firma di un Global Compact, un trattato che
indichi come affrontare la crisi migratoria.
«È molto interessante
– ha dichiarato all’Associated Press Filippo Grandi, alto Commissario
delle Nazioni Unite per i rifugiati – e se saremo in grado di tradurre
questo documento in una risposta concreta, in cui si impegnano molti
attori politici, si potranno risolvere davvero molti problemi
riguardanti situazioni di emergenza o coinvolgenti rifugiati a lungo
termine, come per la situazione siriana».
Gli argomenti di
discussione comprendono i modi in cui si affrontano le cause profonde
dei flussi dei migranti, la futura cooperazione internazionale sul
problema, le responsabilità derivanti dal diritto internazionale e la
vulnerabilità dei migranti mentre tentano di raggiungere le loro
destinazioni. Nel corso dei lavori saranno toccate anche le questioni
dei diritti umani e l’attuazione dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite
per lo sviluppo sostenibile.
I risultati al momento sembrano deludenti, viste le difficoltà a raggiungere anche solo una dichiarazione di intenti condivisi.
«L’amara
verità è che questo vertice è stato indetto perché abbiamo in gran
parte fallito – ha detto Zeid Ra’ad al-Hussein, l’alto Commissario delle
Nazioni Unite per i diritti umani – Non siamo riusciti a porre fine
alle sofferenze delle persone in Siria, a porre fine alla guerra al suo
esordio. Abbiamo fallito, nei confronti di milioni di migranti che
meritano molto di più di vite segnate, dalla culla alla tomba, da
umiliazione e disperazione».
Un fallimento ancora più evidente se
si considera quello che in origine, era l’ambizioso progetto che Ban Ki
moon voleva realizzare: ovvero dividere tra gli Stati membri delle
Nazioni unite una quota annua pari al dieci per cento profughi. Per il
segretario generale delle Nazioni unite si trattava di un modo per
gestire finalmente in maniera ordinata un fenomeno drammatico come
quello di chi fugge da guerre, persecuzioni e catastrofi climatiche,
riuscendo così a segnare anche la fine del suo mandato. Gli Stati però,
non lo hanno permesso. Da settimane nel Palazzo di Vetro si sapeva che
nessun impegno preciso sarebbe stato assunto per quanto riguarda
un’eventuale spartizione dei profughi. Un rifiuto conseguenza anche del
vuoto vissuto non solo all’interno delle Nazioni unite – visto che Ban è
praticamente scaduto e il suo successore ancora non è neanche
prevedibile – ma anche alla Casa Bianca dove il nome del futuro
inquilino è segnato da altrettanta imprevedibilità. E per di più con uno
dei due candidati che non perde occasione per dimostrare la sua
ostilità nei confronti di profughi e migranti.