il manifesto 18.9.16
Renzi rincara, Berlino lo liquida
Unione.
Il premier: sull’immigrazione Ue incapace. La replica: anche lui ha
condiviso l’agenda di Bratislava. «Austerity sbagliata, non facciamo la
foglia di fico». Ma le elezioni tedesche e i conti italiani raffreddano
Merkel
di Andrea Colombo
ROMA «La roadmap è stata
condivisa da tutti i 27»: l’anonima “fonte” del governo tedesco che
s’incarica di commentare la sfuriata di Renzi è gelida e sprezzante. La
traduzione è inequivocabile: «Renzi ha detto sì come tutti». Significa
derubricare la protesta del premier italiano a una bizza inoffensiva.
Del resto all’origine dell’incidente c’è il medesimo atteggiamento da
parte della coppia franco-tedesca. Segno che il gelo non è solo
conseguenza dell’intemerata di Renzi ma che c’è qualcosa in più.
Il
capogruppo forzista Brunetta cinguetta papale che alla conferenza
stampa finale Renzi proprio non era stato invitato. Probabilmente è
un’esagerazione, ma con un fondamento. Il terzo componente del presunto
Direttorio europeo era stato chiamato, sì, ma all’ultimo momento e senza
avere alcuna voce in capitolo. Gli era consentita una comparsata a uso
di propaganda sul fronte interno italiano ma nulla di più.
Però
l’umiliazione inflitta all’Italia, che ricorda pur se in forma minore la
risatina con la quale l’immancabile Merkel e Sarkozy scavarono la fossa
a Berlusconi nel 2011, è a sua volta segno di un’inversione di rotta.
Sino a Ventotene e oltre la strategia era opposta: bisognava dare quanto
più spago possibile all’inquilino di palazzo Chigi per impedire che,
dopo la Brexit, anche il fronte italiano venisse sfondato dai
“populisti”.
Per capire cosa è cambiato è utile considerare quel
che Renzi ha detto ieri, riprendendo la polemica del giorno prima. Sul
fronte dell’immigrazione: «Se è giusto salvare tutti in mare non è
giusto accogliere tutti solo in Sicilia e Puglia. Noi siamo generosi ma
non possiamo lasciare che un problema come l’immigrazione esploda per
l’incapacità dell’Europa». Su quello dei conti: «Noi non possiamo fare
la foglia di fico ai problemi degli altri. Dobbiamo riconoscere che la
ricetta dell’austerità dell’Europa era sbagliata e quella di Obama
giusta. Lo dicono i numeri». Significa che su entrambi i tavoli
incandescenti Renzi, a Bratislava, si è sentito dire, magari non
apertamente ma in modo chiaro, di no. A peggiorare le cose se lo è
sentito dire in forme volutamente umilianti, col trattamento che si
riserva ai partner di scarso peso. L’opposto esatto di quel che aveva
tutte le ragioni di aspettarsi dopo Ventotene.
L’inversione di
marcia si spiega in parte con lo stato deludente dei conti pubblici e
dell’economia italiana, sommata al sospetto che Roma intenda battere a
cassa chiedendo più flessibilità solo per buttare poi via quei miliardi
in propaganda elettorale. Chiedere ai ragionieri di Bruxelles e Berlino
di dimenticare il braccio di ferro dell’anno scorso sul taglio della
tassa sulla casa proprio ora che i risultati confermano l’inutilità
strategica di quel taglio sarebbe chiedere troppo.
Ma in parte più
consistente la rinnovata severità dell’ex alta protettrice Angela è
motivata da calcoli interni. La mazzata di due settimane fa nel
Mecklemburgo potrebbe essere confermata oggi stesso nel voto per il
Senato del Land di Berlino: due milioni e mezzo di elettori. I sondaggi
prevedono un crollo della Cdu, che potrebbe diventare il terzo partito e
forse addirittura il quarto. Nessuno meglio di Angela Merkel sa che i
suoi elettori puniscono due cose: la politica sull’immigrazione e le
concessioni sulla flessibilità, in particolare proprio all’Italia.
Nessuno
però può negare a Renzi un vero virtuosismo nel volgere a proprio
vantaggio, almeno sul piano dell’immagine e della propaganda, ogni
situazione, incluse quelle meno gradite. Con mirabile rapidità il
presidente del consiglio ha trasformato l’umiliazione di Bratislava in
una orgogliosa resistenza italiana contro i miopi diktat della Ue, cioè
della Germania con la Francia nel ruolo ormai fisso del reggicoda.
I
sondaggisti italiani concordano tutti nel prevedere che la sceneggiata
frutterà al capo del governo consensi forse preziosi in vista del
referendum. Sulla carta è certamente così. Nei fatti le cose potrebbero
rivelarsi meno facili. Con la legge di bilancio e la sentenza europea
sulla flessibilità di mezzo, Renzi potrebbe essere costretto a svelare
il bluff anzitempo oppure a ingaggiare con l’Europa un conflitto reale e
non più solo mimato. Quanto di più distante dai suoi desideri.