giovedì 15 settembre 2016

il manifesto 15.9.16
Prescrizione, la fiducia si allontana
Senato. Il testo va in aula, Renzi vuole evitare di blindare un patto con Alfano sulla giustizia. La tenuta della maggioranza potrebbe però essere messa a rischio da un emendamento del dem Casson. La decisione la prossima settimana
di Andrea Colombo

ROMA Fiducia o no? Fino a ieri mattina sembrava non ci fosse dubbio: troppo pericoloso sfidare l’aula su un tema delicato come la giustizia, sempre sotto i riflettori dell’opinione pubblica ma allo stesso tempo tale da mettere a rischio l’accordo con i centristi e dunque la tenuta della maggioranza. Poi il vento è cambiato e l’ipotesi di blindare il testo col voto di fiducia si è allontanata. Oggi la riforma del processo penale, in discussione dal 3 marzo, dovrebbe approdare nell’aula del Senato, sempre che i tempi del dibattito sulla legge per l’editoria non si allunghino troppo, e il governo dovrebbe autorizzare l’eventuale richiesta di fiducia. Se poi porla davvero o no lo si deciderà solo la settimana prossima.
Dopo mesi di trattative l’intesa con i centristi è stata raggiunta a fine luglio, troppo tardi per varare la legge prima della pausa estiva. Fissa a 18 anni i tempi per la prescrizione per i reati di corruzione: è un’eternità ma sempre meno del tetto dei 21 anni che campeggiava nel testo licenziato dalla Camera. I centristi, pur non avendo ottenuto l’abbassamento del tetto fino a 16 anni e mezzo, possono comunque chiudere la partita onorevolmente. Per gli altri reati, i tempi per la prescrizione sono allungati di tre anni.
L’ostacolo si chiama Felice Casson. Il relatore (Pd ma in dissenso dalla linea del gruppo) ha visto bocciato in commissione l’emendamento col quale proponeva di bloccare la prescrizione dopo la condanna in primo grado. Non si è arreso e ha deciso di ripresentare l’emendamento in aula, dove l’M5S lo voterà e dove, se si arriverà a un voto segreto, anche una parte del Pd e del Misto potrebbe sostenere l’ex magistrato.
Il quadro è però più insidioso. Casson intende anche presentare un emendamento, limitato ai delitti ambientali, che fa decorrere i tempi della prescrizione non dal momento in cui il reato viene commesso ma da quelli in cui la notizia di reato viene acquisita dal magistrato. La proposta ha un suo senso: basti pensare ai casi di malattie gravi o mortali provocate da crimini ambientali. L’emendamento è supportato anche da un esponente del Pd di assoluto rilievo in materia, Giuseppe Lumia, ex presidente della commissione Antimafia. Con l’appoggio di Lumia e trattandosi di un emendamento la cui razionalità è evidente, la possibilità che venga approvato appare decisamente più forte, ma a quel punto potrebbe trascinare anche il voto sul blocco della prescrizione dopo la condanna in primo grado. In questo caso l’accordo di maggioranza colerebbe a picco in un baleno.
Ma se i motivi per porre la fiducia evitando ogni possibile incidente sono chiari, lo sono anche quelli che consigliano di evitare la forzatura. In un altro momento Matteo Renzi non ci penserebbe su un minuto. Ma questi non sono tempi normali. Dietro l’angolo c’è un referendum sul quale il premier si è giocato tutto, e blindare con la fiducia un patto con i centristi sul tema da sempre più incandescente, la giustizia, non sembra essere il viatico migliore. Per questo, al momento, le quotazioni del voto di fiducia sono in netto ribasso e il ministro della Giustizia Orlando non nasconde che preferirebbe evitarla.
A decidere sarà però Renzi e lo farà dopo aver soppesato nel week-end non solo i pro e i contro delle diverse opzioni ma anche, anzi soprattutto, dopo aver ascoltato il responso della conta prevista dal capogruppo Zanda. Ma qualunque strada scelga di imboccare, l’esitazione di queste ore dimostra che, di qui alla prova del fuoco, ogni passo del governo verrà deciso calcolando prima di tutto il riflesso che potrebbe avere sul referendum