Corriere 15.9.16
Una maggioranza alternativa, il possibile piano B di Raggi
E Fico anima gli «ortodossi»
Il sindaco pensa a come restare in piedi in caso M5S si sfili
di Ernesto Menicucci
ROMA
L’affondo di Roberto Fico contro il «governo di scopo» ipotizzato da
Alessandro Di Battista. La «fronda» dei parlamentari che sostengono le
posizioni del deputato campano. E, sul fronte romano, il mezzo sì sullo
stadio della Roma, le «manovre» sulle Olimpiadi, il tentativo di
stringere sull’assessore al Bilancio della giunta Raggi. Sullo sfondo,
un’idea che — tra le persone intorno a Virginia Raggi — comincia a
circolare: una sorta di «piano B», in caso il M5S le togliesse il
simbolo, con l’individuazione di una «maggioranza alternativa» che possa
dire sì alla variante urbanistica per realizzare l’impianto della Roma,
che confermi l’impegno sulle Olimpiadi (magari con un sì vincolato, con
verifica a febbraio) e che possa tenere in piedi la Raggi anche senza
il sostegno del Movimento. Fantapolitica? Chissà. Di certo, tra i 29
consiglieri comunali ci sono diverse posizioni: 13 sono già al «secondo
mandato» (avendone fatto uno da consigliere municipale) e non sono più
ricandidabili da M5S, mentre gli altri 16 sono al primo «giro».
Le
acque, dentro i 5 Stelle, restano agitate. Anche, o soprattutto, sul
piano nazionale. Fico, su Facebook, scrive: «Il M5S nasce con uno scopo
preciso, non accetta compromessi, non si accomoda per strada. Il M5S è
una rivoluzione. E una rivoluzione deve andare fino in fondo, non può
essere a metà, perché le rivoluzioni a metà sono peggio dei partiti
politici». In pochissimo tempo, arrivano una marea di condivisioni,
specie dai parlamentari più «ortodossi»: Carla Ruocco, Roberta Lombardi,
Nicola Morra, Paola Taverna, Mimmo Pisano.
Un monito ai vertici,
sicuramente. Ma, magari, è anche un riferimento a quanto accade nella
Capitale, dove la Raggi è tentata di farsi aiutare dalle opposizioni su
Olimpiadi e stadio della Roma. Ieri James Pallotta, patron dei
giallorossi, è salito al Campidoglio, per incontrare la sindaca.
«L’incontro è andato bene», dice Raggi. «Sono consapevoli
dell’importanza del progetto», aggiunge l’americano.
Ma anche
sulle Olimpiadi qualcosa si muove. Dopo le parole di Luigi Di Maio e
Alessandro Di Battista («deciderà la Raggi»), e nonostante il pressing
di alcuni esponenti M5S (dice Gianluca Perilli: «Raggi dirà no»), da
Palazzo Senatorio si prepara una lettera ai Municipi per quantificare le
loro esigenze economiche. Ma col Comune che ha evitato il predissesto
per soli 6 milioni di euro, quei soldi potrebbero venire solo con i
Giochi. Per il Bilancio, in lizza due nomi: Nino Galloni (l’economista
del «Movimento Roosevelt») e Ugo Marchetti, ex generale della Finanza
che avrebbe fatto il braccio destro di Alfio Marchini. Infine il caso
Muraro, che Raggi ora potrebbe scaricare. Nella giornata della sindaca
c’è anche il «no grazie» alla maglietta (di Ciro Immobile) che la Lazio
le aveva spedito per il figlio Matteo. Raggi, fa sapere il club, vuole
«mantenere l’imparzialità calcistica».