Repubblica 15.9.16
Idea Raggi, tenere in vita Roma 2024
di Lorenzo D’Albergo Giovanna Vitale
ROMA. La partita olimpica non è ancora chiusa. I segnali che arrivano dal Campidoglio sono tutt’altro che concordi.
Da
settimane Virginia Raggi prende tempo. Non si è ancora espressa sulla
candidatura di Roma. Rimanda il giudizio sul dossier inviato al Cio, che
il Comitato promotore ha già detto di poter modificare. Una sorta di
grimaldello utile a convincere i grillini più scettici che si tratta di
una sfida strategica, anche per il Movimento. Silenzi e omissioni che
però stanno gettando nello sconcerto i consiglieri 5stelle, tutti a
domandarsi – nelle chat interne – «perché mai Virginia non decide?».
Alimentando
un sospetto: che la sindaca, ormai isolata, sia tentata di strappare.
Che abbia un “piano B” per uscire dall’angolo. I Giochi come arma per
affermare quell’autonomia invocata sin dall’inizio e dai vari direttori
sempre negata. In che modo? Guardando prima in casa propria, nella
maggioranza d’aula per larga parte rimasta a lei fedele anche nella
tempesta.
Tutti sanno però, a cominciare dalla sindaca, che il
sentiero è strettissimo e pure piuttosto accidentato. Specie dopo le
parole spese in campagna elettorale: «Fare le Olimpiadi adesso sarebbe
criminale». Per non parlare del niet che Beppe Grillo ha scolpito sul
suo blog. Ma gli indizi che suggeriscono un ripensamento iniziano a
essere tanti.
Non solo l’endorsement dell’assessore
all’Urbanistica Paolo Berdini: «Io lavoro per il sì», ha più volte
ribadito il professore, «potremmo scodellare un piano da 5 miliardi
sulla città ». Ieri, al coro di atleti e star dello spettacolo
favorevoli alla manifestazione, si è aggiunta la voce di Adriano Meloni,
l’assessore alle Attività produttive che è diretta emanazione della
Casaleggio Associati, nonché amico personale di Davide, che dal padre
Gianroberto ha raccolto le redini del Movimento: «Da sportivo l’idea mi
piace, sarebbe bellissimo avere le Olimpiadi, ma il sindaco dovrà
annunciare ufficialmente se è pro o contro e lo farà presto».
In
pressing, elemento per nulla trascurabile, ci sarebbe tra l’altro
l’avvocato Pieremilio Sammarco, mentore di Raggi e titolare dello studio
dove lei ha lavorato fino a pochi mesi fa, col quale la prima cittadina
sempre si consulta sulle questioni più delicate. Ma sono soprattutto i
drammatici numeri sul bilancio a far pendere il piatto della sindaca
verso il sì: da una prima ricognizione sui fabbisogni nei municipi, è
emerso che i fondi sono a secco. Per evitare il dissesto occorre
tagliare servizi essenziali. Varare manovre lacrime e sangue: non certo
un toccasana per il consenso, già messo a dura prova dagli ultimi
scossoni in Campidoglio. A meno che non arrivi un’iniezione di risorse
fresche, che solo i Giochi possono garantire.
Una partita che si
incrocia fatalmente con la scelta del nuovo assessore al Bilancio:
entrambi i nomi in pole per riempire la casella, l’economista Nino
Galloni e il generale Gdf Ugo Marchetti (vicino all’imprenditore
pro-Giochi Alfio Marchini, che prima del voto lo aveva indicato in
squadra) si sono detti favorevoli alle Olimpiadi. E per trattenere il
più convinto fautore del sì, Paolo Berdini, la sindaca sta valutando di
sostituire l’assessora indigata all’Ambiente Paola Muraro, sgradita
all’urbanista. Per chiudere il cerchio, il più accreditato a coprire il
ruolo di capo di gabinetto sembra essere Antonio Meola, segretario
generale della città metropolitana di Napoli, considerato vicino a
Fratelli d’Italia.
La sindaca non ha ancora deciso. La tentazione:
congelare il “no” e lasciarsi la carta Olimpiadi. Il Coni prende tempo
con il Cio. L’assessore Meloni: “Sono uno sportivo, sarebbe bellissimo
ospitarle”. Sostituzione in vista per Muraro
Intrecci e movimenti
sottotraccia a cui ovviamente Mr Coni non è estraneo. Malagò non ha mai
smesso di crederci. Sta continuando a trattare con il Cio: l’obbiettivo è
ottenere una dilazione rispetto alla scadenza del 7 ottobre. Avere
qualche giorno in più per mandare a segno il pressing su Raggi e il
resto del Movimento. Soprattutto ora che Di Maio e Di Battista hanno
stabilito che «tocca alla sindaca decidere, a lei onori e oneri». Il
loro “no” è sparito dai radar. E adesso il Coni spera che Virginia ceda
alla tentazione.