il manifesto 14.9.16
Ken Loach, «il capitale vuole i lavoratori vulnerabili e precari»
Incontri. Il regista britannico parla di «I, Daniel Blake» Palma d’oro a Cannes, dal 21 ottobre in sala
di Silvana Silvestri
ROMA
Secco e sferzante, senza digressioni, I, Daniel Blake di Ken Loach
vincitore della Palma d’oro a Cannes e del premio del pubblico a Locarno
uscirà nelle sale il prossimo 21 ottobre (distribuisce Cinema di
Valerio De Paolis). Per quanto riguarda tutto ciò che è sottinteso è
come se il regista rimandasse ai suoi film precedenti: la serata al pub,
la partita di calcio, i rapporti sentimentali e amichevoli, le risse,
le battaglie politiche e le vittorie. Qui si concentra sul disastro
organizzato della cosiddetta assistenza statale inglese, il sussidio di
disoccupazione e le sue trappole (un istruttivo vademecum per
l’eventuale introduzione del «reddito di cittadinanza» anche da noi).
Daniel Blake sessantenne di Newcastle, dopo un infarto non può più
continuare a fare il lavoro di carpentiere, il medico glielo proibisce.
Entrato nel tunnel burocratico governativo gli viene respinta
l’indennità di malattia e deve continuare a dimostrare che cerca lavoro
per almeno 35 ore alla settimana. In uno degli uffici incontra una madre
single di due bambini che tira avanti con difficoltà dopo aver lasciato
Londra dove è diventato difficile vivere ormai non solo per chi ha un
salario modesto, ma anche per la classe media.
Daniel comincia ad
aiutarla nonostante i suoi problemi, tra tutta la serie di ostacoli e
pseudo sostegni esposti con severa precisione, dalla la banca del cibo,
alla difficoltà di usare il computer ai workshop obbligatori. Il
manifesto del film paragona Ken Loach a De Sica ma, chiediamo al
regista, c’è una grande differenza tra i suoi film e Ladri di biciclette
dove non c’è ombra di solidarietà operaia: «La solidarietà operaia,
dice, è importante in questa comunità di lavoratori che si sostengono
gli uni con gli altri, come credo avvenga anche in Italia. Da noi ci
sono campagne per i senzatetto, per i disabili, per gli anziani, per le
scuole. Ci sono segni di grande solidarietà ovunque. In realtà non
possiamo continuare a vivere così, il tessuto sociale è minato.
14vis2idanielblakeFILMLOACH
Il
problema è che i paesi europei non si schierano a favore degli
interessi delle persone, ma del capitale, cioè rendere i lavoratori
vulnerabili e se ti trovi in stato di bisogno è colpa tua quando
sappiamo che i posti di lavoro non ci sono e i pochi sono così precari
che non consentono una vita dignitosa. Il precariato ha un valore
inestimabile per le imprese, un rubinetto che si può aprire e chiudere
al bisogno».
Cosa si intravede nel prossimo futuro nel paese? «C’è
un motivo di speranza: la sinistra, il partito laburista, un anno fa è
riuscito ad eleggere un leader che hanno candidato e che non aveva
nessuna speranza di vincere ed ora il partito ha raggiunto un milione di
iscritti. Il suo nome è Jeremy Corbyn, tra una settimana ci saranno le
elezioni e da quel momento si vedranno i cambiamenti».
Nel film
gli aspetti umani e quelli burocratici si contrappongono: «I due aspetti
sono strettamente collegati, il governo sa cosa fa e la faccenda è
architettata ad hoc per intrappolarci. Lo sa talmente bene che le
persone che operano in quegli uffici hanno la precisa indicazione delle
sanzioni che devono applicare ogni settimana e se non raggiungono lo
standard sono loro ad andarci di mezzo». È un momento di grandi
cambiamenti per il paese: com’è la nuova situazione del dopo Brexit? «Il
nuovo movimento di sinistra in Inghilterra è pieno di giovani, guidato
da giovani, questa è una bella prospettiva. Per quanto riguarda il
Brexit c’è sì l’esito del voto, ma non abbiamo ancora lasciato l’Ue, è
una sorta di guerra fasulla dove tutti si aspettano qualcosa ma non ci
sono scaramucce.
L’effetto immediato è stato che le esportazioni
sono aumentate con la sterlina in calo. Molte imprese lasceranno il
paese, i datori di lavoro abbasseranno i salari e aumenterà la
precarietà. Quello che ha reso complessa la situazione della sinistra è
che la Ue non è a favore dei lavoratori, è mossa dalle grandi aziende
che operano per la privatizzazione contro i progetti pubblici». Per chi
avrebbe votato Daniel Blake? «La maggior parte dei voti sono arrivati
dalle classi medie, dai tories, ma anche dalla classe operaia perché
nessuno si interessa a loro. I grandi gruppi hanno chiuso, la classe
operaia non trova lavoro e si sente isolata, non più rappresentata:
questa è la grande sfida per i progressisti, coinvolgere nuovamente
queste persone in un progetto politico». È un film, conclude, nato
dall’indignazione, dalla rabbia per aver permesso che tutto questo
accadesse.