il manifesto 13.9.16
«Buona scuola»: caos atto II
Docenti trasferiti, cattedre vuote, mancano le deleghe della riforma. Studenti in piazza il 7 ottobre
di Roberto Ciccarelli
Doveva
essere il primo anno a regime della Buona Scuola e invece sarà un altro
di transizione. Ieri, giorno della prima campanella in nove regioni (
Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Molise, Piemonte, Umbria,
Valle d’Aosta, Veneto e provincia di Trento), la ministra
dell’Istruzione Stefania Giannini aveva già preso tempo: «Per il
tagliando – ha detto – attendiamo il prossimo anno, perché è triennale,
ma possiamo dire di essere soddisfatti». Punti di vista che guardano
lontano, mentre nelle scuole la situazione è tutt’altra. Per la Flc-Cgil
sarebbero 40 mila i docenti ancora in attesa di una cattedra.
L’incertezza è più alta al Nord dove, a poche ore dalla chiusura delle
procedure delle assegnazioni provvisorie ci sarebbero fino al 40% delle
cattedre precarie ancora vuote. Il problema è stato generato dalla
mobilità che ha interessato 207 mila docenti. La metà riguarda gli
spostamenti sulla provincia, ventimila non sono stati soddisfatti.
Sarebbero 3 mila gli insegnanti, soprattutto delle scuole primarie, che
si ritengono danneggiati dall’algoritmo usato dal Miur per trasferirli a
centinaia di chilometri dalla residenza, sebbene vantino punteggi più
alti dei colleghi. Il dato è stato fornito dalla Giannini che lo ritiene
fisiologico (il 2,5% del totale). Per loro si andrà alla conciliazione:
cioè il riavvicinamento di qualche chilometro alla residenza. Per molte
altre migliaia sembra che invece si finirà in tribunale.
Altro
fronte della riforma è quello del «concorsone». I bocciati «non erano
ignoranti, ma non erano sufficientemente preparati» ha detto Giannini
che ha ribadito che il loro titolo di abilitazione non equivale a
un’assunzione. Peccato che fosse così fino al 2009 quando esistevano
ancora le Siss. Questi aspiranti docenti hanno sbagliato l’anno di
abilitazione e ora ne subiscono le conseguenze. Per i vincitori, invece,
Giannini ha ammesso che saranno assunti entro il 2018. Nel frattempo
continueranno a fare i precari. Questa situazione, non nuova nella
scuola italiana, secondo la Cisl riguarda un terzo dei posti sui 18 mila
posti messi a concorso, un terzo si rivelano non esistenti. A fronte di
1.378 cattedre bandite nel Lazio, 1.604 in Campania, 1.096 in Sicilia,
ad oggi ci sono zero posti disponibili. Sul fronte della trasparenza la
Gilda ha conquistato un centimetro: «Abbiamo accesso agli atti proprio
dell’algoritmo: »finalmente potremo conoscere la famigerata formula
matematica che ha deciso le sorti di migliaia e migliaia di docenti
generando numerosi errori in parte ammessi dallo stesso Miur che ha
avviato una serie di dubbie conciliazioni». Un’altra anomalia è
denunciata dal coordinamento dei docenti in graduatoria ad esaurimento
(Gae) che l’anno scorso non hanno ceduto al ricatto rifiutando di
presentare la domanda di assunzione, pur avendone diritto. Lo hanno
fatto per non essere costretti all’esodo. Il loro lavoro dipende dalle
graduatorie che non sono state esaurite dalle 102 mila assunzioni di
Renzi. I docenti denunciano di essersi ritrovati «senza lavoro» a causa
di una decisione del governo che ha fatto approvare un emendamento «post
legem» che ha compromesso le assunzioni previste dal turnover. «I posti
che per legge dovevano andare ai docenti in graduatoria ad esaurimento,
sono stati utilizzati per le assegnazioni provvisorie dei neoassunti,
al fine di farli rimanere». La «buona scuola» ha messo i docenti gli uni
contro gli altri. Il coordinamento manifesterà davanti al Miur a Roma
il 15 settembre. Cosa dicono gli studenti, grandi assenti di questo
caos? Una cosa molto precisa: alla riforma mancano ancora molte deleghe.
Dalla sua approvazione nel luglio 2015 infatti, il Governo non ha
ancora scritto e discusso le «deleghe in bianco» che riguardano temi
come diritto allo studio, formazione tecnico-professionale, edilizia
scolastica. L’Unione degli studenti (Uds) manifesterà il 7 ottobre. Ieri
la rete degli studenti ha compiuto un’azione dimostrativa davanti al
Miur. Usi e Unicobas scioperano il 15 ottobre.