il manifesto 13.9.16
Israele riceverà aiuti militari Usa per decine di miliardi di dollari
Medio
Oriente. E' pronto il Memorandum di Intesa che garantirà a Tel Aviv
oltre 3 miliardi di dollari all'anno fino al 2029. Lo ha annunciato
l'ambasciatore americano a Tel Aviv.La firma è prevista nelle prossime
settimane
di Michele Giorgio
GERUSALEMME Israele
presto otterrà il più imponente pacchetto di aiuti militari mai concesso
dagli Stati Uniti a un altro Paese. Ad annunciarlo è stato due giorni
l’ambasciatore americano a Tel Aviv, Dan Shapiro, in apertura
dell’incontro annuale sull’antiterrorismo dell’Herzliya
Interdisciplinary Center. La firma del Memorandum di Intesa avverrà con
ogni probabilità nelle prossime settimane. Il diplomatico statunitense
ha confermato quanto aveva anticipato nei mesi scorsi il Consigliere per
la Sicurezza Nazionale Susan Rice. Se da un lato Israele non avrà un
aumento annuale degli aiuti particolarmente significativo – si passerà
da 3 a 3,1-3,4 miliardi di dollari – dall’altro si garantirà fino al
2029 questo sostegno essenziale per conservare la sua superiorità
militare – in una regione che abbraccia il Mediterraneo centrale e
orientale, il Medio Oriente e parte dell’Asia centrale – mettendosi al
riparo per 12-13 anni dal rischio di un taglio degli aiuti. In questo
lungo periodo Israele potrà dotarsi delle armi americane più nuove e
potenti con il solo vincolo di doverle acquistare, con i soldi ricevuti
dagli Usa, dalle industrie statunitensi.
Negli otto anni di
Amministrazione Obama sono stati riferiti e analizzati dai media e dagli
esperti i vari momenti di tensione tra gli Usa e il governo israeliano
di destra guidato da Benyamin Netanyahu. Il più clamoroso risale a un
anno fa e mezzo fa, quando il premier israeliano davanti al Congresso
lanciò un pesante atto d’accusa contro Obama “colpevole” di aver
respinto l’idea di un attacco militare all’Iran per andare invece a un
accordo sul programma nucleare di Tehran, uno dei rari successi della
diplomazia internazionale di questi ultimi anni. Barack Obama,
nonostante gli attacchi subiti da Netanyahu e le promesse di cambiamento
parziale della politica estera Usa che aveva fatto all’inizio del suo
primo mandato, passerà alla storia come il presidente americano che ha
stretto ancora di più l’alleanza strategica con lo Stato di Israele al
quale ora si prepara a concedere il più generoso degli aiuti militari
Usa.
Lo stesso vale per l’Arabia saudita. Tra Washington e Riyadh
gli ultimi anni sono stati difficili, sono emerse differenze ampie su
temi centrali, come Iran e Siria. Però nessun presidente americano aveva
mai venduto tante armi ai sauditi – per 110 miliardi di dollari – come
ha fatto Barack Obama. E sempre grazie al presidente e premio Nobel per
la pace, la Giordania oggi è il Paese arabo che riceve il più
sostanzioso pacchetto di aiuti militari americani – 1,2 miliardi di
dollari all’anno – grazie all’intesa firmata l’anno scorso. Amman ha
superato l’Egitto, destinazione privilegiata nel mondo arabo per oltre
30 anni degli aiuti militari statunitensi. Ed è cresciuto
progressivamente anche il sostegno, con armi, veicoli ed
equipaggiamenti, che Washington garantisce da qualche tempo al Libano. E
non hanno frenato il presidente Usa i preoccupanti rapporti
internazionali sulle violazioni dei diritti umani e politici in Arabia
saudita e Giordania. Le autorità hashemite hanno approvato negli ultimi
tempi leggi che limitano la libertà di stampa e di espressione, anche
sui social, e imposto forti restrizioni ai finanziamenti internazionali
alle Ong giordane. Obama è rimasto sostanzialmente in silenzio anche di
fronte alle leggi approvate dalla Knesset che prendono di mira non solo i
palestinesi sotto occupazione ma anche le attività delle Ong israeliane
non allineate alla politica del governo.
In attesa della firma
del Memorandum di Intesa con Tel Aviv l’Amministrazione Usa starebbe
cercando di limare leggermente al ribasso i finanziamenti annuali da
garantire fino al 2029. Il Washington Post scrive che la Casa Bianca
ritardando la firma spera di indurre il senatore repubblicano Lindsey
Graham, che conduce la battaglia nel Congresso per aumentare il sostegno
militare a Israele, ad abbassare la sua richiesta da 3,4 a 3,1 miliardi
di dollari. Secondo il quotidiano israeliano Yediot Ahronot, Graham
avrebbe reagito a queste voci dicendo al premier Netanyahu che
«l’Amministrazione Obama può andare a farsi fottere».
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