Corriere La Lettura 25.9.16
Clinica
Ascolta sibili, soffi, ronchi e rantoli e farai diagnosi migliori
di Sergio Harari
Nel
moderno mondo tecnologico, dove Tac, ecografie e risonanze sono
facilmente accessibili a tutti, c’è ancora spazio per la classica visita
clinica e la vetusta auscultazione con lo stetoscopio del paziente? Non
sono solo i medici più anziani a riaffermare con forza l’importante
valore della semeiotica nella valutazione dei pazienti ma anche recenti
articoli scientifici, ultimo tra questi uno state of the art pubblicato
sul «British Medical Journal» dal provocatorio titolo: Quanto è
importante l’esame fisico nella valutazione del sistema cardiovascolare?
Se al moderno professionista non si chiede più di fare diagnosi di
diabete assaggiando le urine come qualche secolo fa, la visita con
l’ausilio dell’osservazione e di un buon stetoscopio resta basilare. Da
quando poi negli anni Settanta l’ecografia cardiaca si è diffusa sempre
di più, si è andata un po’ perdendo la valutazione dei soffi cardiaci,
del loro suono (acuto, rude, aspro, ecc.) e temporalità rispetto alle
fasi del ciclo cardiaco. L’aspetto positivo è che così sono svaniti
molti incubi degli studenti di medicina, le cui notti, nelle passate
generazioni, erano popolate di suoni da ricordare a memoria e
riconoscere il mattino successivo al letto del malato. Anche la
semeiotica dell’apparato respiratorio continua a rivestire un ruolo
importantissimo: soffi, sibili, ipofonesi (rumore tipico di quando è
presente un versamento pleurico), crepitii (suoni legati ad alcune
malattie del tessuto polmonare e della pleura) e altri rumori dai nomi
spesso astrusi per i non esperti (ronchi, rantoli, soffi bronchiali,
ecc.) mantengono ancor oggi la loro immediata valenza diagnostica, senza
sostituire le moderne tecnologie ma continuando a essere alla base di
tutti i processi diagnostici. Oggi come ieri.