venerdì 9 settembre 2016

Corriere 9.9.16
Espulso l’imam che rifiutò di giurare sulla Costituzione
di Andrea Pasqualetto

Treviso, non ha voluto la cittadinanza. Alfano: disprezza i nostri valori

Fagrouch aveva detto no: sulla Costituzione italiana io non giuro. Troppo distante dai sui valori di musulmano fondamentalista, salafita, radicalizzato in una città come Treviso dove la moglie non passava inosservata con il niqab che le lasciava scoperti solo gli occhi. Quel rifiuto così netto e tutto ciò che hanno poi scoperto gli investigatori della Digos sul suo stile di vita integralista, è costato al trentatreenne marocchino Fagrouk Hmidane, in Italia dal 1998, l’espulsione. Mercoledì scorso il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha deciso che doveva prendere il primo volo per Casablanca: «Per motivi di sicurezza dello Stato... il rifiuto di prestare giuramento per il conferimento della cittadinanza italiana era maturato sulla base del convincimento secondo cui c’è piena incompatibilità tra l’osservanza dei precetti salafiti e la fedeltà alla Repubblica».
Un’incompatibilità di principi, dice Alfano. «La nostra legislazione sarebbe portatrice di valori inaccettabili per un musulmano vero: un “insieme di peccati su peccati” come, per esempio, la parità di diritti tra uomo e donna». Insomma, Fagrouk si è messo in bel guaio disprezzando i valori fondanti della nostra Costituzione. Anche perché è un punto di riferimento della comunità musulmana di Treviso, dove era responsabile sociale e imam «supplente» del Centro culturale islamico di via Pisa, «uno dei 26 esistenti in provincia ma soprattutto uno dei tre più radicali», ha precisato il capo della Digos trevigiana, Alessandro Tolloso.
La storia di Hmidane è la storia di un ragazzo che raggiunge il padre in Italia a 15 anni, che studia sodo e si diploma all’Istituto tecnico con 72 nel 2003 e nello stesso anno inizia a lavorare da elettricista per la Tecno Elettra, una piccola ditta che lo aveva assunto come operaio. «Persona seria e onesta, nessun problema in fabbrica —. dice Remo, uno dei tre titolari —. L’unica cosa che balzava all’occhio era il suo modo di vestire, troppo dimesso, con questi abiti lunghi e larghi. Gli abbiamo regalato anche delle polo ma non le ha mai messe. Negli ultimi tre, quattro anni si è progressivamente isolato dai colleghi seguendo sempre più alcune regole della sua religione. Si è fatto crescere la barba, non mangiava a pranzo con i colleghi, non faceva cene aziendali».
Nel frattempo Hmidane si era sposato con una connazionale che gli ha dato tre figlie: oggi hanno sette, quattro e due anni. Nel 2013, dopo dieci di onorato lavoro, la scelta di chiedere la cittadinanza italiana. Un percorso a ostacoli fra carte bollate e documenti vari, concluso solo lo scorso anno. Quando di fronte al nulla osta del Viminale ha opposto il gran rifiuto. Nel modo più semplice: il giorno del giuramento non si è presentato. Il comportamento ha insospettito la polizia che ha preso a indagare sul suo conto dall’inizio dell’anno.
E dopo otto mesi di approfondimenti ha concluso che Hmidane si era radicalizzato. Nel senso della sharia, del rispetto della legge islamica più rigorosa: obbligo per la moglie del niqab, invito ai fedeli a imitarlo nel rifiuto della cittadinanza e al rispetto ortodosso del Corano. Ma nessun crimine, nessun proclama terroristico, nessun sermone jihadista per lo Stato Islamico. «No, ha però dimostrato di essere ostile alle nostre tradizioni, alle nostre regole», semplifica il questore Tommaso Cacciapaglia.
In estate la moglie e le figlie erano rientrate in Marocco e anche questo è stato un ulteriore elemento di sospetto. Mentre a Treviso sono rimasti i genitori e il fratello ingegnere: «Fagrouch è un puro, un osservante dell’Islam, non un terrorista — dice il padre che vive in una grande casa della periferia, la stessa del figlio —. L’hanno portato via mentre andava al lavoro in bicicletta, non è giusto». Con lui lo storico mediatore culturale di Treviso, Abderrahmane Kounti: «Uomo innocuo e disinteressato alla diffusione dei modelli islamici». Alfano la pensa diversamente: «Ci disprezza».
Da due giorni Fagrouk è in una cella di Casablanca. Chi l’ha catturato in Italia ricorda i suoi occhi: «Erano spaventati».