martedì 6 settembre 2016

Corriere 6.9.16
Mirga, rivelazione sul podio «La musica non ha sesso»
La lituana Grazinyte-Tyla alla guida dell’Orchestra di Birmingham
di Paola De Carolis

«Quando salgo sul podio non siamo più uomini o donne: siamo solo essere umani, uniti dal desiderio di rendere giustizia alla musica». Lei e l’orchestra: un insieme omogeneo, senza diversità di sesso, nazionalità o età. Dal New York Times al Guardian , i critici elogiano la freschezza, la vitalità e la maturità delle sue interpretazioni. Il giudizio dei musicisti è superlativo: «È molto espressiva», precisa Moritz Pfister, secondo violino della City of Birmingham Symphony Orchestra. «Ha un’idea chiara di cosa vuole ottenere, ma allo stesso tempo è aperta a quello che l’orchestra ha da offrire, qualità che sa utilizzare al meglio. Ha un’autorità naturale, ci ha convinto subito».
Se a Mirga Grazinyte-Tyla serviva un’incoronazione, è arrivata durante i Proms: 29 anni, giovane e minuta al punto da sembrare da lontano un’adolescente, ha conquistato il vivace pubblico del festival della Royal Albert Hall di Londra con una miscela di dinamismo e maturità. «Pura magia» hanno sancito gli esperti il giorno dopo. Diventando ufficialmente la direttrice musicale dell’Orchestra di Birmingham, segue le orme di Simon Rattle, che proprio con la CBSO trovò risonanza internazionale, Andris Nelson e Sakari Oramo. Nata a Vilnius, in Lituania, ha alle spalle una famiglia musicale: la madre pianista, il padre direttore di coro, la zia compositrice e una nonna violinista, che senza mezzi termini le disse che fare la direttrice d’orchestra non era un lavoro adatto a una donna. A 11 anni si impuntò con determinazione: avrebbe studiato musica, nonostante l’opposizione della famiglia. Professionalmente è cresciuta a Lipsia, Bologna, Zurigo e Graz. Ha debuttato con la Los Angeles Philharmonic nel 2014 e da allora è un astro in ascesa. Una donna in un mondo prevalentemente maschile, Grazinyte-Tyla non si sente una pioniera. «Devo dire — ha raccontato al Telegraph — che non è mai stato un problema. Una sola volta, quando ho diretto un coro maschile, mi sono sentita dire che non avevano mai avuto una donna direttrice, ma me l’hanno detto con divertita sorpresa». Può essere un vantaggio: «Una volta ero a Los Angeles per un progetto nelle scuole una madre è venuta da me e mi ha detto che ero un bell’esempio per le bambine».
Se a livello sociale e culturale capisce l’importanza del suo sesso, le dispiace che sia ancora oggi la prima domanda che le viene rivolta. Per lei dirigere significa condividere la musica che ama con gente che la ama con la stessa intensità. «Ogni orchestra è diversa, ha un suo spirito, una sua energia. Il mio compito è capire l’orchestra e valorizzarla intraprendendo insieme un viaggio musicale. Avere di fronte un gruppo presenta sfide psicologiche non insignificanti. Alla fine è la musica a salvarci, siamo lì solo per servire lei».