lunedì 5 settembre 2016

Corriere 5.9.16
Elogio del test di Medicina
Ci sono quiz strambi, ma ho sbagliato a criticare la prova
L’esame sa selezionare i giovani migliori e più motivati
di Giuseppe Remuzzi


Christine, Amarens, Wendy, Goos, Liffert, Joyce, chi sono? Giovani medici che dall’Olanda venivano da noi per l’ultimo anno di specialità. Di loro qualche anno fa scrivevo così: «Sanno la Medicina più e meglio dei nostri studenti più bravi, sono in grado di leggere e criticare un lavoro scientifico e se la cavano in laboratorio». Per non dire di Irene e Martin (olandesi anche loro) «nessuno dei nostri studenti dopo la laurea sarebbe in grado di curare gli ammalati, lavorare in laboratorio e scrivere di scienza come sanno fare loro».
Tutto questo oggi non lo potrei più scrivere. I nostri specializzandi se non sono proprio come quelli di Maastricht e Groningen ci si avvicinano molto. Per conoscenze mediche non hanno nulla da invidiare ai medici più su di età — l’esperienza verrà col tempo — in più hanno grinta, passione e voglia di fare. Sanno leggere e interpretare la letteratura scientifica, partecipano a pieno titolo ad attività di ricerca clinica, qualcuno di loro è bravo anche in laboratorio. Così, ho pensato di rifare l’esperimento che facemmo a suo tempo con gli olandesi e ho chiesto ai nostri specializzandi di provare a essere «referee» di un lavoro in inglese (prima di essere pubblicati i lavori scientifici vengono rivisti da ricercatori indipendenti che diventano arbitri in un certo senso del destino di quel lavoro). Non lo sanno fare tutti, si capisce, ma qualcuno sì.
Mario per esempio — non è il suo vero nome — l’ha fatto più di una volta e anche molto bene. Cosa sta succedendo? Non sarà per caso che il tanto discusso esame di ammissione a Medicina con i suoi quiz per quanto strampalati, certe volte ha saputo però selezionare i ragazzi migliori e persino i più motivati? «Chissà... o forse sono bravi solo i ragazzi che ho incontrato io». Provo a prendere un po’ di informazioni, a Milano prima e poi in altri ambienti Pavia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli; tutti si sono accorti che i giovani medici, quelli del test d’ingresso, sono bravissimi. Chi scrive l’ha criticato a suo tempo quell’esame. Sbagliavo. Ero convinto che sapere di cosa è morto Gandhi o chi ha scritto Barbablù o della dinamica del vuoto taoista (per non dire della grattachecca di sora Maria) non fosse poi così necessario per fare il dottore e che escludere qualcuno magari con forti motivazioni sulla base di questi criteri fosse un errore, grave.
Deve essere colto il medico, siamo d’accordo ma se anche non sa che «piove sulle tamerici...» è un’anafora pazienza. Pensavo e penso ancora invece che ci si dovesse parlare con questi ragazzi anche pochi minuti (saranno disponibili a studiare per tutta la vita? sapranno parlare con gli ammalati? e sapranno ascoltarli ? e avranno la forza di essere vicini a chi soffre e a chi muore?), ci sono quelli che non vanno bene anche se sanno l’origine della tragedia greca.
Qualche anno fa Stephen Workman, rettore di una delle Università della Virginia, scriveva: «Precluderemo l’accesso a Medicina a quegli studenti che magari fanno bene l’esame ma non sanno comunicare». Da noi intanto l’esame non cambia, sempre quiz piuttosto difficili specie quelli di logica, a detta dei ragazzi (Luisa che usa una confezione di prosciutto cotto da 150 grammi per preparare dei panini... è rimasta famosa), bene fisica e chimica a mio giudizio, banali le domande di Medicina e poi come sempre qualche domanda bizzarra. Col tempo però mi sono accorto che quel test sapeva selezionare, eccome!
Chi? Certamente chi ha studiato, e poi chi ha fatto bene il liceo e chi è sveglio di suo e per farlo bene ci vuole anche un po’ di fortuna: tutte cose che per fare il dottore servono moltissimo. Resta da capire, visto che prenderne uno su otto è una bella responsabilità, se non c’è proprio il modo di conoscerli almeno un po’ questi ragazzi per evitare di escludere chi avrebbe potuto essere un bravo medico e resta fuori per «la signora Luisa che non consuma mai prodotti che sono andati oltre la data di scadenza».
Comunque quell’esame sta migliorando la nostra classe medica e presto cambierà il modo di fare la Medicina in Italia, a patto di poterli tenere con noi questi ragazzi ma non qualcuno, tutti. Per chi governa la sanità a qualunque livello di responsabilità questo dovrebbe diventare un impegno morale: ne va della salute nostra e dei nostri figli. Ma provate a dirlo ai direttori generali degli ospedali, quelli che capiscono allargano le braccia «Cosa ci posso fare? Non posso assumere, e non posso sostituire nemmeno chi è a casa in gravidanza ...». Non va bene. Per noi prima che per loro. I nostri ospedali sono fatti di medici ultracinquantenni; se non partiamo adesso a formare chi li dovrà sostituire tante competenze finiranno per perdersi.
Il Servizio sanitario, la cosa più preziosa che abbiamo, ha quasi quarant’anni, andrebbe riformato, lo dicono tutti, ma come? Partendo da quei ragazzi e da un progetto che incentivi i medici migliori dei nostri ospedali a dedicare tempo ed energie alla formazione di questi giovani che dopo qualche anno di contratto a termine dovrebbero entrare a far parte dell’organizzazione; a loro sì che si potrà chiedere di dedicarsi a tempo pieno al Servizio sanitario(quelli che conosco io ne sarebbero felici).
Così si potranno fare interventi chirurgici mattina e pomeriggio, oggi tutto questo non è possibile, i medici dell’ospedale al pomeriggio hanno altri impegni e così i tempi per gli interventi si allungano. E si farebbero Tac e risonanza magnetica anche alle dieci di sera e al sabato e alla domenica; si verrebbe incontro alle esigenze di chi lavora, si ridurrebbero liste d’attesa (e si risparmierebbe perché i medici davvero bravi non sprecano). Chi dopo il periodo di formazione dimostrerà di non avere interesse per l’ospedale sarà medico di famiglia ma avrà imparato a lavorare con gli specialisti: un enorme passo avanti per gli ammalati.
Insomma, con i ragazzi che hanno passato i test di Medicina, se riusciremo a non perderli, il Servizio sanitario si riforma da solo.