giovedì 29 settembre 2016

Corriere 29.9.16
E Bruxelles si divide sulle «concessioni» da riservare all’Italia
di Ivo Caizzi

BRUXELLES L’Ue emerge ancora divisa sulle richieste italiane di maggiori margini di spesa nel bilancio, che scontano la tradizionale opposizione della Germania a un allentamento dei vincoli comunitari. Il segnale lanciato dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, davanti al presidente francese François Hollande e al numero uno lussemburghese della Commissione europea Jean-Claude Juncker (a una cena a Berlino con industriali del digitale), ha lasciato aperti i dubbi sugli spazi di ricomposizione del contrasto ufficializzato dal premier Matteo Renzi nell’ultimo summit Ue a Bratislava. Merkel ha espresso la determinazione «a perseguire lo sviluppo economico per il bene delle persone nei nostri Paesi» e per creare «posti di lavoro», che sono gli obiettivi per cui Renzi aveva chiesto più flessibilità nei conti pubblici. Ma ha aggiunto che la Germania intende procedere con quanto concordato «a Bratislava», cioè con le soluzioni contestate dal premier italiano all’asse franco-tedesco soprattutto nelle politiche di bilancio e per l’emergenza migranti.
La Commissione Ue dovrebbe fornire le valutazioni tecniche sui conti pubblici dell’Italia e lasciare poi la decisione ai ministri finanziari dell’Eurogruppo/Ecofin (e di fatto ai capi di governo). Ma al suo interno riflette le divisioni politiche tra commissari nordici di centrodestra filo-Merkel e quelli di centrosinistra dei Paesi mediterranei sostenitori di più flessibilità. Bruxelles non ha così commentato l’orientamento del governo italiano ad aumentare deficit e debito appellandosi a «circostanze eccezionali». Ha rinviato alla valutazione del progetto di bilancio 2017, che deve essere presentato entro il 15 ottobre e dovrebbe vedere l’Italia, (con Francia, Spagna, Portogallo) andare oltre i vincoli concordati.
I commissari attendono il rientro di Juncker da Berlino, dove Merkel e Hollande dovrebbero avergli fornito la posizione dell’asse franco-tedesco nella valutazione dei bilanci nazionali. Juncker ha concordato con i membri della sua istituzione e con la maggioranza dell’Europarlamento una specie di mandato a mediare un avvicinamento tra Roma e Berlino-Parigi. Merkel e Hollande, che affrontano le elezioni nel 2017, non sembrano avere interesse a esasperare il caso Italia. La cancelliera pretenderebbe solo richiami severi della Commissione per rassicurare gli elettori tedeschi contrari a una Ue troppo morbida con i Paesi mediterranei. Hollande non intenderebbe farsi spiazzare dal centrodestra francese intenzionato a promettere lo sfondamento dei vincoli Ue per rilanciare l’economia.
Juncker non media per altruismo. Se nell’Europarlamento saltasse la maggioranza tra gli europopolari di Merkel e gli eurosocialisti di Renzi, potrebbe cadere rovinosamente su una delle periodiche mozioni di sfiducia provocate dalle ombre nel suo passato in Lussemburgo o dai modesti risultati a Bruxelles. Il capogruppo degli eurodeputati socialisti Gianni Pittella si dice convinto da tempo che l’istituzione di Juncker mostrerà un atteggiamento «positivo» sui conti pubblici dell’Italia. Gli sfondamenti per emergenza immigrazione, terremoto e scuole verrebbero accettati come «circostanze eccezionali».
La sollecitazione della Commissione Ue di più posti per i migranti nei centri di accoglienza italiani sembra avvalorare questa interpretazione. Ma i commissari Ue filo-Berlino, guidati da Valdis Dombrovskis, Jyrki Katainen e Günther Oettinger, attendono un segnale preciso della cancelliera, prima di assecondare le aperture a Renzi di colleghi eurosocialisti come Pierre Moscovici e Federica Mogherini .