Corriere 26.9.16
Giovanna Melandri
Il Maxxi scommette sul futuro: più spazio per collezioni e servizi
intervista di Paolo Conti
La
critica ha accompagnato la vita del Maxxi, il Museo delle arti del XXI
secolo di Roma, dalla nascita: un bellissimo contenitore, firmato da
Zaha Hadid, ma un contenuto di opere assai meno significativo. Più un
magnifico spazio per mostre temporanee che un museo. Giovanna Melandri,
presidente della Fondazione Maxxi, anticipa al «Corriere della Sera» una
radicale inversione di tendenza: «In primavera ci sarà una rifondazione
del museo: il raddoppio degli spazi per la collezione permanente,
quindi delle opere esposte. Un ripensamento che abbiamo progettato, in
spirito di squadra, con il direttore artistico Hou Hanru, i direttori di
Maxxi architettura, Margherita Guccione, e di Maxxi arte, Bartolomeo
Pietromarchi».
In che cosa consisterà il ripensamento, Melandri?
«Partiamo
dall’impatto visivo. Apriremo il nuovo ingresso di via Reni, sulla
facciata delle ex caserme, concludendo il disegno e le intenzioni di
Zaha Hadid. Sarà l’apertura verso il nuovo allestimento: l’intero
pianterreno, incluso l’affaccio sul piazzale interno, sarà dedicato alla
collezione permanente fortemente arricchita».
Cosa vedrà un visitatore dalla prossima primavera?
«Oltre
alle opere storiche di Mario Merz, Alighiero Boetti, Francesco
Clemente, Michelangelo Pistoletto, Gino de Dominicis, Anselm Kiefer e
Lawrence Wiener, esporremo i lavori realizzati per la prima edizione del
Premio per la giovane arte italiana del 2000, nucleo fondante della
collezione, per esempio E così sia di Bruna Esposito e La città ideale
di Liliana Moro. E poi il wall drawing di Sol Lewitt, Ripples #1153 , e
Piccolo sistema di Gianfranco Baruchello, una delle opere in comodato
d’uso. In quanto ad architettura, è in arrivo l’acquisizione dei
progetti di Alvaro Siza, Massimiliano Fuksas, Atelier Mendini, Dominique
Perault e Gae Aulenti per la metropolitana di Napoli, con una mostra
curata da Guccione e Achille Bonito Oliva. E poi disegni mai visti di
Carlo Scarpa e Aldo Rossi, una riflessione sul controverso concorso per
il ponte sullo Stretto di Messina con i progetti di Pier Luigi Nervi e
Sergio Musmeci».
Il rapporto con la Galleria nazionale d’Arte Moderna?
«Molto
chiaro e definito. Le due collezioni sono ormai separate: alla Gnam, le
opere databili fino alla metà degli anni Sessanta; al Maxxi, la
produzione dagli anni Sessanta a oggi».
Cosa accadrà nello spazio esterno?
«Continuerà
ad accogliere installazioni di grandi dimensioni in un circuito aperto
con l’interno. Pietromarchi ha anche progettato, nella sala Carlo
Scarpa, uno spazio per una videogallery no-stop. La collezione
permanente sarà aperta gratuitamente dal martedì al venerdì. Ha ragione
il ministro Dario Franceschini quando sostiene che gli ingressi gratuiti
aumentano la complessiva domanda di cultura: spero funzioni anche per
le nostre mostre temporanee a pagamento nei piani alti ».
Franceschini insiste molto sui servizi aggiunti. Al Maxxi?
«Accoglieremo
il visitatore anche di sera, oltre l’orario di apertura del museo. Ecco
quindi un nuovo servizio di ristorazione nella palazzina D e sul
piazzale Boetti: verrà attribuito con un bando europeo innovativo messo a
punto dal direttore generale Pietro Barrera e che sposta il baricentro
verso i bisogni del visitatore. Poi il bibliobar nel nuovo ingresso di
via Reni, alla galleria Gianferrari, che avrà anche funzione di
animazione culturale. L’offerta dei prezzi sarà equilibrata, si
ospiteranno grandi chef. Gli imprenditori della ristorazione sono
chiamati a una sfida collegata all’offerta culturale del Maxxi».
E l’area-bar ora al pianterreno?
«Verrà
trasformata in uno spazio ludico permanente con opere d’arte
utilizzabili dai bambini, come quelle di Piero Gilardi o Loris Cecchini,
sempre in osmosi con l’esterno».
Parliamo di bilanci, spesso oggetto di polemiche molto dure. Quali sono le cifre?
«Partirei
dal risparmio di 250.000 euro grazie al nuovo titolare dei servizi di
accoglienza e biglietteria. Cifra importante: il nostro bilancio annuale
è di 10 milioni, di cui il 55-60% di contributi statali. Nel 2015
l’Enel si è aggiunto come socio fondatore con 1.800.000 euro per un
triennio e in quell’anno le partnership con imprese private hanno
portato 1.165.935 euro. Il 7 novembre avremo l’ Acquisition Gala Dinner
2016 , la cena annuale di raccolta di fondi per l’acquisto di opere,
quest’anno dedicata al Giappone per la mostra The Japanese House : dal
2013 al 2015, con questo sistema, abbiamo raccolto 1.130.000 euro.
Abbiamo anche accolto 36 nuove opere dal 2013 a oggi, grazie a donazioni
per 1.282.200 euro ».
Infine, le mostre temporanee?
«Tante,
impegnative. Da fine marzo, 60 opere iraniane, 30 del Teheran Museum
(Pollock, Warhol, Balla, Giacometti, Picasso, e 30 di artisti iraniani
contemporanei): un’operazione storica di diplomazia culturale. La
rassegna dedicata a Letizia Battaglia, poi Kounellis. Un gran lavoro, ne
siamo orgogliosi».