Corriere 26.9.16
Giordania, ucciso lo scrittore laico accusato per la vignetta «blasfema»
Voleva ironizzare sull’Isis. Minacciato dagli estremisti, il premier l’aveva fatto arrestare
di Lorenzo Cremonesi
Assassinato
con tre colpi di pistola in pieno giorno ieri mattina nel cuore di
Amman solo perché aveva postato su Facebook una vignetta satirica (non
sua) che, a suo dire, voleva ironizzare sulla rappresentazione che
l’Isis e i fondamentalisti islamici fanno di Allah e del paradiso. Lo
scrittore giordano Nahid Hattar, 56 anni, nato cristiano ma proclamatosi
«ateo», sapeva di essere in pericolo. Le minacce degli estremisti erano
arrivate subito dopo la diffusione della vignetta ai primi di agosto:
rappresenta un musulmano radicale con la barba lunga a letto con due
donne in paradiso che fuma e chiede ad Allah di portare del vino e
bussare prima di aprire la porta. Ma il caso aveva visto l’accelerazione
dell’attenzione pubblica quando il 15 agosto il premier Hani al Mulki
l’aveva fatto arrestare e posto sotto processo con l’accusa di «aizzare
il conflitto settario e insultare un credo religioso».
Dopo due
settimane in carcere Hattar era stato liberato su cauzione. Ma già alle
prime sedute del processo in direttissima si era scusato spiegando che
sua intenzione era condannare l’Isis e la sua visione distorta della
religione, certo non offendere il credo islamico. Una spiegazione che
non ha soddisfatto i circoli religiosi conservatori e i Fratelli
Musulmani, che nel Paese sono particolarmente forti. Ieri il 49enne Ryad
Abdullah, un imam residente in un quartiere popolare alla periferia di
Amman, ha atteso il suo arrivo sulla scalinata che adduce al tribunale
centrale, si è avvicinato e dalla lunga jallabiah ha estratto l’arma
aprendo immediatamente il fuoco. L’assassino, comunque noto alla polizia
secondo il Jordan Times per le sue posizioni estremiste, è stato subito
arrestato. Un caso che ricorda in qualche modo quello del regista
olandese Theo Van Gogh, assassinato ad Amsterdam nel novembre 2004, e
persino quello l’anno dopo delle minacce ai giornalisti danesi del
Jyllands-Posten per le loro caricature di Maometto. Tuttavia Hattar si
era limitato ad operare sul suo sito ed era stato molto chiaro nel
ribadire che la sua satira mirava unicamente a colpire l’Isis. Ora i
suoi sostenitori e la famiglia puntano il dito contro il governo,
accusandolo di aver contribuito a fomentare l’odio contro la vittima.
Ieri in serata re Abdullah ha accettato le dimissioni di Al Mulki.