Corriere 24.9.16
Ue, nuovo scontro
Merkel-Hollande, un nuovo caso per Roma
Mercoledì a Berlino i due insieme a Juncker per parlare di digitale con il gotha dell’industria europea
La Commissione e il governo tedesco minimizzano, ma c’è l’ombra dello strappo di Bratislava
di Paolo Valentino
Roma
Mercoledì prossimo a Berlino la cancelliera Angela Merkel, il
presidente francese François Hollande e quello della Commissione europea
Jean-Claude Juncker parteciperanno alla European Round Table of
Industrialists (Ert), il forum che dal 1983 mette insieme i capi delle
maggiori aziende d’Europa. Al centro dell’evento sarà l’Agenda digitale,
l’ambizioso progetto che punta a unificare il mercato europeo e a
creare le Silicon Valley del Continente. Anche il Commissario (tedesco)
per l’agenda digitale, Günther Oettinger, sarà presente.
Non ci
sarà Matteo Renzi. E questo ha subito fatto sollevare le sopracciglia ad
alcuni. È l’ennesima esclusione dell’Italia dai forum che contano,
tanto più su un tema come quello digitale, che il presidente del
Consiglio ha particolarmente a cuore? O è la «punizione» per le sfuriate
di Matteo Renzi contro Merkel e Hollande dopo Bratislava?
Prima
di ricadere nella italianissima sindrome di Violetta, l’eterno rovello
di non sentirsi amati o non piacere abbastanza, vediamo i semplici
fatti. La Ert esiste dal 1983, frutto dell’iniziativa di due storici
commissari europei, il visconte belga Étienne Davignon e il francese
François Xavier Ortoli, nonché di un gruppo di imprenditori a forte
vocazione europeista, fra i quali Umberto Agnelli. Da allora la Ert si è
riunita con cadenza annuale. Nell’ultimo anno e mezzo c’è stata
un’accelerazione, sovrapponendosi alla Conferenza tecnologica
franco-tedesca: ci sono stati due incontri, nel giugno 2015 a Berlino e
nell’ottobre dello stesso anno a Parigi. Quello di mercoledì è il terzo.
Il format imprenditoriale è ricco, con il gotha dell’industria europea,
compresi alcuni italiani come Vittorio Colao (Vodafone), John Elkann
(Fca), Carlo Bozotti (Stm), Rodolfo De Benedetti (Cir) e Claudio
Descalzi (Eni). Ma quello politico è sempre stato ristretto: i leader di
Francia e Germania, Juncker e il suo commissario all’agenda digitale.
«Un
incontro assolutamente ordinario», come si è affrettato a precisare il
portavoce della cancelleria? E nulla a che vedere con i vari formati
dove si ritrovano i leader degli Stati europei, come ha detto la
portavoce della Commissione di Bruxelles? Dunque nessuna esclusione per
Renzi? A favore di questa tesi si può ricordare che a Maranello è stata
decisa la convocazione all’inizio del 2017 a Berlino di un vertice
italo-tedesco interamente dedicato all’agenda digitale, al quale
parteciperanno anche Renzi e la cancelliera.
Eppure l’assenza del
presidente del Consiglio mercoledì non è priva di fumus. Intanto perché
nell’iconografia europea le cronologie e le percezioni contano. E questo
incontro, dove Merkel e Hollande o Merkel, Hollande e Juncker
troveranno sicuramente il tempo anche per uno scambio di idee
sull’Europa in generale, cade dopo il botta e risposta di Bratislava,
con Renzi inutilmente arrabbiato e Angela Merkel furbamente stupita
della reazione dopo l’unanimità registrata in Consiglio. Ci sono pochi
dubbi che in un altro clima, meno avvelenato e polemico, sarebbe stato
quasi ovvio che Parigi e Berlino estendessero anche al premier italiano
l’invito alla riunione berlinese dell’Ert. Così non è stato ed è
un’occasione sprecata. Per loro innanzitutto, ma anche per noi.
Sul
fondo resta il dilemma se la linea dello scontro a posteriori (ma non
poteva Matteo Renzi mettere a verbale in Consiglio europeo il dissenso
dell’Italia sullo scandaloso documento di Bratislava?) o la tentazione
di far da soli che solletica il premier siano veramente la strada
maestra per il nostro modo di stare in Europa .