Corriere 23.9.16
«I dem per il No? C’è chi vuole bruciarsi i ponti alle spalle»
Guerini: sulla legge elettorale la minoranza ha sbagliato
di Monica Guerzoni
ROMA
Chi fa il furbo, vicesegretario Lorenzo Guerini? Renzi, come dice
Bersani? O l’ex segretario, come sospetta il capo del governo?
«Qui
nessuno fa il furbo, la disponibilità che è stata annunciata è sincera e
le parole che Ettore Rosato ha pronunciato in Aula lo confermano».
Bersani avverte, «le volpi finiscono in pellicceria».
«Le battute polemiche non sono utili a un confronto positivo nel partito».
Per la minoranza la mozione approvata alla Camera è «aria fritta».
«I
colleghi che non l’hanno votata, per me hanno sbagliato. È un passo che
indica una direzione, aprire un confronto in Parlamento sulla legge
elettorale cogliendo anche le sollecitazioni arrivate dal partito. E
quel passo sarebbe stato meglio farlo tutti assieme».
Per la sinistra bersaniana il tempo è finito.
«Noi
siamo disponibili al confronto. Vogliamo vedere la posizione delle
altre forze in Parlamento e, se ci sono spazi di incontro su modifiche
serie, non ci tireremo indietro. Dopodiché, io non faccio drammi.
Nonostante alcune defezioni, la posizione del Pd si è manifestata in
modo chiaro».
Con la minoranza è guerra di numeri. Voi dite che le assenze politiche sono state solo 24, ma Davide Zoggia ne conta 35...
«La passione per la contabilità correntizia la lascio tutta a Zoggia».
Per lui il voto di mercoledì è «una pietra quasi tombale» sulla scelta del No.
«Io
preferisco concentrare l’attenzione sulle parole positive di esponenti
di primo piano della minoranza, che pure non hanno votato. Gianni
Cuperlo ha svolto riflessioni interessanti con la consueta pacatezza».
Cita solo Cuperlo per spaccare la minoranza, tra chi farà campagna per il No e chi potrebbe astenersi?
«Assolutamente
no. Lavoro affinché tutto il Pd sia protagonista, sia sulla legge
elettorale che sul referendum. È questo l’atteggiamento che ci viene
chiesto dai nostri militanti e dal nostro elettorato».
E se anche Speranza, dopo D’Alema, decidesse di aprire comitati per il No?
«Al
di là delle dichiarazioni di qualcuno che sembra voler bruciarsi i
ponti alle spalle, e non mi riferisco a Speranza, confido in una
assunzione di responsabilità collettiva di fronte a un appuntamento così
importante per l’Italia».
Avete il sospetto che la minoranza usi il No per costruirsi una base congressuale?
«Premesso che il referendum non è il congresso del Pd, invito tutto il partito a lavorare unito per il Sì».
Chi lavora per il No, pone le basi per la scissione?
«Sarebbe
incomprensibile, sono certo di no. A me interessa che il Pd sia
coerente con le proposte presentate in questi anni, anche dall’Ulivo. Se
qualcuno intende dare al referendum un significato diverso, non fa un
servizio né al Paese né al Pd».
Speranza non ha votato contro la mozione «per non spezzare il filo del dialogo».
«Dobbiamo
lavorare tutti perché quel filo si rafforzi. Ma è sbagliato non tenere
separato il tema del referendum da quello della legge elettorale».
Per
la minoranza il Sì è l’anticamera del Partito della nazione, tanto che
fra la sinistra e Verdini avete scelto il senatore di Ala. È così?
«È
una sciocchezza. Abbiamo sottoscritto una mozione con tutta la
maggioranza. Tirare in ballo ancora una inutile polemica su Verdini è
francamente stucchevole».