venerdì 23 settembre 2016

Corriere 23.9.16
Luca Cordero di Montezemolo.
«Non si può solo dire no per evitare le responsabilità Raggi pare telecomandata»
intervista di Dino Martirano

ROMA E ora, dopo il «no» della sindaca Virginia Raggi, quale città si aggiudicherà l’Olimpiade del 2024? Parigi o Los Angeles? «Io ancora auguro a Roma di vincere questa grande sfida perché la speranza è sempre l’ultima a morire...». Il presidente di Alitalia, Luca Cordero di Montezemolo, parla da Monaco di Baviera nella sua qualità di presidente del Comitato promotore di Roma 2024 ed è comunque convinto che la Capitale italiana aveva («e ha ancora») «tutte le carte in regola per vincere» la gara che si concluderà tra un anno a Lima, in Perù, dove il Comitato olimpico internazionale (Cio) farà la sua scelta finale: «Ho conquistato 19 titoli mondiali con la Ferrari ma ho lottato e sperato anche nei momenti più bui, quando non si vinceva mai...».
Eppure la partita sembra conclusa, la sindaca Raggi ha detto che organizzare l’Olimpiade a Roma «sarebbe da irresponsabili». Anche il premier Monti disse no alla candidatura...
«Da Londra, dove sono andato anche per la candidatura olimpica, e poi da Monaco, ho assistito a un comportamento sconcertante e umiliante per chi ha l’onere e l’onore di amministrare la Capitale. Ho avuto l’impressione che la sindaca abbia parlato sotto dettatura, come una macchina telecomandata, sicuramente in modo non rispettoso delle istituzioni sportive, costrette a fare anche anticamera».
Il M5S ha fatto del no all’Olimpiade del 2024 la sua bandiera elettorale. E poi ha vinto con oltre il 65%.
«Ho il massimo rispetto delle istituzioni e chi ha vinto le elezioni ha il dovere di decidere. Ma non posso condividere, nei modi e nella sostanza, questa decisione che suona come una rinuncia a una sfida per il futuro, al bene dei giovani, a quasi 200 mila posti di lavoro, a una città più sostenibile con meno barriere per anziani, disabili e famiglie. Capisco il discorso delle priorità per i cittadini: ma come si fa a pensare che tra 8 anni Roma viva ancora in emergenza?».
Si può fare il referendum popolare che lasci ai romani la possibilità di scegliere?
«No, è tardi. Questa strada andava imboccata prima».
La sindaca ha accusato il Comitato promotore di avere architettato l’«Olimpiade del mattone», prospettando malaffare e ruberie.
«Guardi, dovremmo essere tutti un po’ più precisi. Io ho accettato di guidare, a titolo gratuito, il Comitato per provare a convincere i 98 membri del Cio a votare per Roma. Insieme al Coni, a Giovanni Malagò, a Diana Bianchedi e a un magnifico gruppo di ragazzi, abbiamo fatto un lavoro eccezionale. Ma ora, se Roma si arrende trasmette al mondo l’immagine di una città che non accetta di migliorare se stessa e che non crede al proprio futuro. Se ci fermiamo, tra un anno esatto, a Lima, tanto per iniziare, daranno a un altro Paese il miliardo e 700 milioni a fondo perduto destinati agli impianti sportivi, molti dei quali in periferia. E poi la rinuncia penalizzerebbe non solo Roma, ma anche Cagliari e la Sardegna, dove sono previste le regate, e le altre 10 città italiane che ospiterebbero le partite di calcio».
E le insinuazioni sul «partito del mattone»?
«Il Campidoglio dice no alla straordinaria opportunità di dimostrare che con loro al timone è possibile realizzare un evento nella massima trasparenza e legalità. Tutto sarebbe stato infatti nelle loro mani. Sarebbe toccato a loro insediare il Comitato organizzatore, vigilare sugli appalti, sulle ruberie e sul cemento con tutti gli strumenti previsti, a partire dall’autorità anticorruzione di Cantone. Il malaffare si combatte, i ladri si arrestano, gli appalti si controllano. Non si può mica solo dire no per evitare di assumersi le responsabilità. Senza contare che i 5 Stelle avrebbero potuto lasciare un segno importante, lanciando un grande progetto di riqualificazione urbanistica così come avvenne con i Giochi a Roma nel ’60 e a Torino con i Giochi invernali del 2006».
I nemici di Roma 2024 citano il «dossier incompleto» e le «cattedrali nel deserto».
«Il dossier è stato giudicato eccellente ma, l’abbiamo detto, non è il Vangelo ed è dunque modificabile. Se tutto si ferma, lo stadio Flaminio, ad esempio, rimane avvolto da sterpaglie a meno che il Comune non tiri fuori i soldi per riqualificarlo. E poi come si fa a parlare di “cattedrali nel deserto” se il regolamento Cio, in vigore dal 2024, proprio per evitare sprechi invita a tirare su impianti provvisori?».
E chi paga nel caso in cui arrivino extracosti, i romani?
«Il budget è a saldo zero e non prevede un solo euro a carico dei romani, per infrastrutture, riqualificazione di periferie e opere che in ogni caso andranno fatte perché servono alla città anche in vista del prossimo Giubileo del 2025».
Lei spera ancora?
«Mi sembra difficile che si possa cambiare una decisione politica già presa. Lo ha chiarito bene anche Renzi. Però spero ancora che sulla logica di partito prevalga la voglia di cogliere una opportunità. Per Roma. Per l’Italia intera».