mercoledì 21 settembre 2016

Corriere 21.9.16
«Nostro figlio è omosessuale Rifiutata l’iscrizione a scuola»
Monza, l’istituto cattolico già denunciato per discriminazioni
di Federico Berni

MONZA Sembrava una storia chiusa. La denuncia di un anno fa per presunti atteggiamenti discriminatori a scuola nei confronti del figlio gay, il clamore, le polemiche. Poi le acque si sono calmate, e per i genitori di Daniel (nome di fantasia), studente sedicenne omosessuale iscritto a una scuola religiosa del capoluogo brianzolo, era forse arrivato il momento di dimenticare. Ma ora nuove polemiche sono destinate a montare. Perché secondo la mamma e il padre adottivo del ragazzo, l’Ente cattolico di formazione professionale di Monza (Ecfop) dove Daniel avrebbe dovuto frequentare il terzo anno del corso per baristi, ha rifiutato l’iscrizione al giovane per via del suo orientamento sessuale.
La ferita si riapre, a un anno dalla vicenda che ha visto il ragazzo «punito» in corridoio dopo che tra i compagni era circolata una sua foto osè (nudo e abbracciato ad un partner). Secondo quanto racconta il padre adottivo dell’adolescente, questa estate l’istituto avrebbe volutamente dilatato i tempi per concedere l’iscrizione così da far scadere i termini utili.
«Siamo persone con un disperato bisogno di lavorare — racconta l’uomo — e non abbiamo potuto presentarci al colloquio di fine giugno tra docenti e genitori, ma avevamo avvertito che non ci saremmo stati. Poi non abbiamo fatto altro che telefonare alla scuola, volevamo i moduli per formalizzare l’iscrizione, ma ogni volta venivamo rimandati con qualche scusa, fino a che una persona in segreteria ci ha detto che il preside non voleva nostro figlio per quanto successo un anno fa».
Il dirigente scolastico Adriano Corioni non ha voluto commentare. Il padre, come confermato anche da fonti scolastiche anonime, ha spiegato che quest’anno la classe contava solo 18 alunni rispetto ai 25 dello scorso anno. «Quindi — commenta — di posto per farlo entrare ce n’era eccome. Lo scorso anno, prima che accadesse quel fatto, ci eravamo iscritti pochi giorni prima dell’inizio dell’anno scolastico, e nessuno ci ha detto nulla».
E si torna a «quel fatto» del settembre 2015, quando i professori avevano scoperto i compagni di Daniel che guardavano quella foto intima pubblicata (e poi rimossa) su Instagram. La scuola aveva presentato un esposto alla Procura di Monza perché la riteneva un’immagine di carattere pedopornografico. Il ragazzo era stato isolato e messo in corridoio durante le lezioni. Secondo i genitori, una punizione perché gay. Per i responsabili dell’istituto, un modo per proteggerlo dallo scompiglio che la foto aveva suscitato in classe. Daniel, però, si era presto reintegrato in classe e con i compagni, «prima di questa nuova delusione che — secondo il padre — lo avrebbe letteralmente abbattuto».
La stessa scuola cattolica era finita al centro di altre polemiche pochi mesi dopo, in seguito alla decisione di non celebrare la messa di Natale per non «offendere ragazzi di altre confessioni religiose».