martedì 20 settembre 2016

Corriere 20.9.16
«Affittavo case in contanti» E ritorna giudice tributaria
Giudice tributaria e affitti in contanti
di Luigi Ferrarella

Aveva dato le dimissioni dalla magistratura per una vicenda di affitti in contanti, ora Maria Rosaria Grossi è rientrata come giudice tributario a Milano: valuterà le accuse contro gli evasori fiscali.
MILANO Potrà capitare a chi sia accusato in sede fiscale di aver evaso le tasse: essere processato in Commissione tributaria a Milano dalla giudice fallimentare che si faceva pagare in contanti i canoni delle case che dava in affitto.
Quando nel 2009 era stata indagata e sospesa dal gip di Brescia (e poi dal Csm sospesa dalle funzioni e dallo stipendio) con l’accusa di aver assegnato in maniera arbitraria incarichi professionali e compensi abnormi nel suo ruolo di giudice del Tribunale fallimentare di Milano, per difendersi nel processo penale la giudice Maria Rosaria Grossi aveva tra l’altro sviluppato questa difesa: e cioè che i 10.000 euro in contanti affidati ogni mese alla sorella di un avvocato, al quale aveva conferito incarichi professionali, non fossero l’eco patrimoniale delle iniziali ipotesi di reato di abuso d’ufficio e tentata concussione (o di intestazione fittizia poi in Appello), ma pigioni incassate in contanti — non «in nero», distingueva lei — dall’affitto di propri immobili. Somme che comunque non avrebbero superato la soglia penale di imposta evasa.
La tesi, assistita da dichiarazioni di alcuni condomini, era stata accolta dalle archiviazioni e assoluzioni che poi, in un’altalena di annullamenti e di esiti favorevoli, infine avevano visto Grossi uscire indenne grazie alla difesa tecnica del professor Angelo Giarda e dell’avvocato Luca Lauri: anche se proprio l’assoluzione firmata nel 2012 dal giudice Roberto Spanò additava il «clamoroso e al tempo stesso maccheronico episodio» di «inquinamento probatorio (quantomeno con riferimento ai reati di natura fiscale)» consistente nell’«episodio di subornazione compiuto da Grossi nel 2009 nei confronti della testimone» sorella dell’avvocato, «con la quale aveva concordato un’artificiosa linea difensiva che evitasse a entrambe l’incriminazione per riciclaggio».
Rimaneva il versante disciplinare davanti al Consiglio superiore della magistratura, al quale le assoluzioni penali consegnavano comunque «un contesto generalizzato di comportamenti e provvedimenti finalizzato a favorire alcuni professionisti a lei vicini e a danneggiarne altri con i quali aveva ragioni di contrasto»: ma il Csm si era dovuto fermare una volta che Grossi aveva dato le dimissioni da magistrato ordinario. Le aveva date anche da giudice tributario, salvo poi chiederne la revoca: e il Consiglio di presidenza della giustizia tributaria (l’equivalente del Csm per i giudici tributari) ha ritenuto di dover prendere atto dell’assenza di condanne penali o disciplinari, ordinando il 6 luglio alla Commissione provinciale milanese di riammettere Grossi come giudice tributario, IX sezione, udienze del lunedì. E la storia degli affitti in contanti? «Su taluni profili delle dichiarazioni di Grossi — dicono al Consiglio di presidenza — in giugno abbiamo richiesto ai due titolari dell’azione disciplinare se intendano avviarla». Nella giustizia tributaria i titolari dell’azione disciplinare sono la presidenza del Consiglio o il presidente della Commissione regionale.