Corriere 20.9.16
Boschi: cosa succede se vince il No? Sarà Mattarella a decidere che fare
di Renato Benedetto
Dibattito con Onida. Il ministro: la legge elettorale non c’entra nulla
Milano
Non succede. «Sono sicura che vincerà il Sì». Ma se succede... «Se
dovesse vincere il No, sarà il presidente della Repubblica che,
eventualmente, dovrà stabilire quello che dovremo fare». Non è il futuro
del governo, sottolinea Maria Elena Boschi, l’oggetto del quesito del
referendum: se la riforma dovesse essere bocciata, sarà Sergio
Mattarella a decidere cosa fare dopo. «C’è stato giustamente
sottolineato — spiega la ministra per le Riforme — che non dovevamo
personalizzare il voto. Abbiamo deciso di non parlare più dei nostri
destini. Non abbiamo cambiato idea, non ne parliamo e basta. Togliamo
dal tavolo questo argomento».
E non solo questo. Boschi — ospite
ieri del la Fondazione Corriere della Sera per un dibattito con il
presidente emerito della Consulta Valerio Onida moderato dal
vicedirettore del Corriere Antonio Polito — di argomenti dal tavolo del
referendum intende toglierne tanti altri. A cominciare dall’Italicum,
che «non può condizionare il voto, è una legge ordinaria, può essere
modificata dal Parlamento». Così come non è in discussione la «forma di
governo: tutta la prima parte della Carta resta immutata». Boschi
restringe il perimetro della discussione: invita a concentrarsi sulla
riforma. Anzi, sul quesito. Perché, chiarisce, «non siamo chiamati a
votare tra questa riforma e un’altra, ideale; ma tra questa e niente».
Ma
il quesito, per Onida, sostenitore del No, riguarda troppi e diversi
temi: dal bicameralismo al federalismo, con minore autonomia per le
Regioni, fino all’abolizione del Cnel. E c’è una eccessiva attenzione ai
tagli: «Una riforma si fa per far funzionare meglio le istituzioni, non
per risparmiare». Il processo legislativo, assicura Boschi, sarà più
semplice: «Abbiamo analizzato le leggi di questa legislatura: su 260,
solo 5 con la riforma avrebbero avuto procedimento bicamerale». Il
problema, per Onida, non sono però i tempi lunghi, ma «troppe leggi e
scritte male: la tassazione sugli immobili è cambiata 9 volte in 5
anni».
Inevitabile che il dibattito torni sull’Italicum. Onida
scorge possibili rilievi di costituzionalità per il premio di
maggioranza assegnato al secondo turno a una lista: «Senza soglie
minime, può essere eccessivo». La discussione è aperta, per la ministra:
si attendono proposte. Ma qualsiasi modifica, avverte, dovrà tenere
conto dell’obiettivo della «stabilità» dei governi. E certo gli esempi
citati, delle coalizioni che non hanno funzionato (in passato) in Italia
e dell’instabilità (di oggi) spagnola, non faranno ben sperare i
sostenitori del ritorno delle coalizioni o dell’abolizione del
ballottaggio.