Corriere 19.9.16
Dalla Nigeria all’Etiopia
«La mia Africa ha sete»
L’emergenza acqua tra dolore e miracoli
Roberta, cooperante: «I bimbi in marcia ore per un secchio»
Anche le scuole sono vuote perché gli studenti devono cercare rifornimenti
di Michele Farina
Le
vie dell’acqua sono infinite e Gebre Meseret ne sa qualcosa. Lei
giovane donna in un gruppo di persone con l’Hiv, tenute ai margini della
comunità in un villaggio ai margini del mondo: Worer, regione
dell’Afar, un puntino arido sulla mappa dell’Etiopia. Quando nasce il
progetto per un «water kiosk», un chiosco di bagni e docce con acqua
pulita, Gebre accetta di lavorarci. Funziona: Gebre non è più
considerata un’appestata, il «chiosco» è diventato motore di vita (e di
salute) per il villaggio.
Accade dovunque in Africa: l’acqua fa
miracoli. Faceva? Anche queste piccole grandi conquiste, accanto alla
rivoluzione verde a cui si affida il futuro incerto del continente, sono
sempre più a rischio. La siccità — e la sua gemella beffarda,
l’alluvione — erodono i progressi dell’ultimo decennio, forse più del
crollo dei prezzi delle materie prime. Dalla Nigeria al Sudafrica
all’Etiopia, è l’emergenza numero uno. Dopo le guerre.
Su 34 Paesi
che non hanno abbastanza cibo nel mondo, 27 sono in Africa. In Etiopia
(100 milioni di abitanti) la carestia del 1983-84 (1 milione di morti)
dovrebbe essere solo un ricordo. Oggi Addis Abeba è una capitale
brulicante, dove una linea del metrò si fa in un anno (e persino le iene
della savana vanno a vivere). Paese a due velocità. L’80 per cento
della popolazione sta nelle zone rurali, devastate da quasi due anni
dall’accoppiata siccità-alluvioni frutto del global warming. In certe
aree la produzione agricola è crollata di oltre il 50 per cento.
Anche
le vie della siccità sono infinite, racconta Roberta Rughetti di Amref
Italia. Mancanza di acqua «vuol dire più malnutrizione, più malattie,
più morti, più scuole vuote perché i bambini devono camminare ore
cercando dove riempire un secchio». A rischio anche «i chioschi» di
Amref, come quello che ha dato un senso alla vita di Gebre Meseret e
allungato la vita agli abitanti di Worer. «L’acqua è una delle grandi
emergenze dell’intero continente», dice Rughetti. Almeno cinque milioni
di persone a rischio di sopravvivenza in Etiopia. È un aiuto importante
anche solo donare una grondaia e una cisterna a una scuola, per
conservare un po’ delle piogge torrenziali che devastano quel poco che
si è salvato dalla siccità.
Oltre l’orizzonte degli altopiani, gli
scenari non sono meno cupi. Il lago Ciad si è prosciugato per il 90 per
cento. In Zambia, dove l’85 per cento dell’energia è idroelettrica, il
Kariba è al 13 per cento della sua capacità. Il Sudafrica vive le
conseguenze della peggior siccità post-apartheid. Per lo stesso motivo
tanti villaggi, dal Senegal al Mali, si svuotano di braccia. Le stesse
braccia aggrappate ai barconi che sfidano il Mediterraneo.