domenica 18 settembre 2016

Corriere 18.9.16
Quelli che andavano da padre Amorth: «Ci liberò da Satana»
I racconti di chi ha creduto negli esorcismi: diceva che la guarigione era la capacità di perdonare se stessi
di Fabrizio Caccia

ROMA «Quando sarò di là, al diavolo gli faccio un mazzo così...» promise don Gabriele Amorth, tre mes i fa, nell’ultimo incontro a Roma con Francesco Casadei, nome d’arte di un giornalista lombardo che proprio dal vecchio sacerdote fu esorcizzato dieci anni fa e alla sua storia ha dedicato un libro, A tu per tu con il diavolo (Edizioni San Paolo). Ci sarà anche Casadei domani alle 15, ai funerali di don Gabriele in via Alessandro Severo, nella Casa Generalizia dei Padri Paolini.
E ci sarà probabilmente pure Francesco Vaiasuso, gallerista siciliano di 45 anni, un altro che don Gabriele — con le preghiere e l’acqua benedetta — avrebbe tirato fuori definitivamente dal tunnel di quella che veniva ritenuta una possessione grave, dopo almeno 500 esorcismi ricevuti tra il 2002 e il 2007 tra Alcamo e Palermo: «È un combattimento spirituale, non siamo dei pazzi — dice Vaiasuso, che ha raccontato tutto nel libro La mia possessione (Piemme) —. E la salvezza è spirituale. Ti libererai di Satana solo quando imparerai a perdonare te stesso, tuo padre, il tuo nemico. A non lamentarti più. A non arrabbiarti».
Parole che lasciano il segno, come quelle di Francesco Casadei, che oggi ha 52 anni e racconta di vivere in pace: «Conobbi don Amorth il giorno di Pasqua del 2005. Andai da lui perché, pur essendo un tipo razionale, a un certo punto mi cominciarono ad accadere cose strane. Pensieri malvagi che mi coglievano all’improvviso: prendi quel coltello e uccidi tua moglie.. . E ancora: un dolore al ginocchio che non passava pur dopo due operazioni, finché un prete mio amico mi unse la parte con l’olio degli infermi e il dolore per un attimo sparì. Ma dieci anni fa non c’erano esorcisti, in Lombardia. Intorno a me trovavo solo derisione e porte chiuse. Così, con mia moglie, partii per Roma. Padre Amorth mi mise subito la sua stola al collo e una mano sulla testa, poi iniziò il rituale: persi il controllo, cominciai a urlare e scalciare. Divenni un pendolare, ogni 2 settimane ero da lui a ricevere la preghiera. Dopo 4 mesi e mezzo mi sentii liberato. Don Gabriele non aveva mai paura, durante l’esorcismo era una belva feroce. Poi però tornava subito l’uomo mite e scherzoso di sempre ».