Corriere 17.9.16
Trieste e la piazza violata due volte
Il Comune vieta la commemorazione delle leggi razziali proclamate da Mussolini nel ‘38
di Claudio Magris
Il
18 settembre 1938 Benito Mussolini proclamò le leggi razziali in piazza
Unità — Unità d’Italia — a Trieste. Negare quella piazza per una
commemorazione dell’evento, col pretesto della manifestazione che dovrà
svolgersi lì cinque giorni dopo, è un autogol che n eanche i più
accaniti oppositori dell’attuale giunta di centrodestra avrebbero potuto
augurarsi. Piazza Unità è stata così violata due volte.
N eanche i
più accaniti oppositori dell’attuale Giunta Comunale di centrodestra
che governa Trieste avrebbero potuto augurarsi un autogol da parte di
quest’ultima come il divieto di tenere in Piazza Unità — Unità d’Italia —
la commemorazione delle leggi razziali proclamate da Mussolini in
quella piazza il 18 settembre 1938. Il ricordo e la condanna di
quell’infamia non appartengono alla destra o alla sinistra. Quel giorno è
stato un’ingiuriosa rovina per l’Italia. Il fascismo, la cui politica
negli anni precedenti non era stata priva di alcuni elementi anche
positivi pur nel quadro inaccettabile di un regime totalitario, in quel
giorno si asserviva e asserviva il Paese alla più nefasta e criminale
politica del nazismo, l’antisemitismo estremo; abdicava all’autonomia e
alla dignità dell’Italia e si avviava a un destino di dolore e di morte.
Quelle leggi razziali colpivano una comunità che si era fra l’altro
distinta per il suo patriottismo, fin dai tempi dell’irredentismo, e per
il suo amore per l’Italia. Nella confusione di quegli anni non erano
neppure mancate, in quella comunità come in altre, adesioni convinte al
regime fascista. Non si capisce proprio questa decisione dissennata,
malamente mascherata col pretesto della manifestazione «Next» che dovrà
svolgersi in quella stessa piazza cinque giorni dopo. Piazza Unità è
stata così violata due volte. In latino — lingua che non è di sinistra —
si dice: «Quos Deus perdere vult dementat, Dio fa perdere la testa a
chi vuol condurre a rovina».