Corriere 17.9.16
Tagliando di Grillo alla giunta Raggi. Olimpiade, sarà no
di Ernesto Menicucci
Beppe
Grillo parla chiaro ai suoi: «Lasciamo lavorare Virginia Raggi». E
aggiunge: «A gennaio poi facciamo il tagliando». Intanto il sindaco
Federico Pizzarotti, prosciolto, chiede di essere reintegrato.
ROMA
Il messaggio di Beppe Grillo, affidato ad alcuni parlamentari, è molto
chiaro: «Lasciamo lavorare Virginia Raggi. A breve arriverà il no alle
Olimpiadi e farà una bella conferenza stampa. Deve portare avanti il
programma M5S per Roma, che è meraviglioso. A gennaio poi facciamo il
tagliando, vigiliamo step by step . Ma ora serriamo le fila e mettiamola
alla prova». È la conferma di quanto scritto nel post (sul quale
ironizza Francesco Storace: «Nessuno tocchi Virginia. Neppure fosse
Caino...») dell’altro giorno, con la difesa in «chiaro-scuro» del leader
genovese. Lo fa capire anche Roberto Fico: «Beppe ha scritto un post e
va bene così. Chi rispetta i programmi del M5s, rispetta il voto dei
cittadini e il Movimento. Questo vale per Raggi e per tutti gli eletti
del M5S».
Il primo vero banco di prova, per la sindaca, è
sull’Olimpiade. Dal Campidoglio, fanno filtrare: «La settimana prossima
ci sarà l’annuncio del no ai Giochi». Come location circolano due
ipotesi: la grande incompiuta della «Città dello sport» di Calatrava a
Tor Vergata (dove, secondo il Coni, dovrebbe sorgere il villaggio
olimpico per gli atleti) oppure la piscina di San Paolo, costruita per i
Mondiali di nuoto del 2009 e mai utilizzata.
L’altra mossa della
Raggi è proprio sul programma. La sindaca pubblica su Facebook un lungo
post, nel quale rivendica le cose fatte finora. Alcune sono frutto di
interventi del governo (i soldi alle periferie, lo sblocco delle
assunzioni nella scuola), altre il completamento di iter amministrativi
(il Museo della Shoah), altre ancora il frutto del lavoro del «rivale»
Marcello De Vito (taglio delle auto di servizio e del pass Ztl per i
consiglieri comunali), altre ancora hanno aperto contenziosi importanti
(il ridimensionamento dell’intervento urbanistico nella ex Fiera di
Roma). Ma quello che conta è il senso «politico» del post: «Andiamo
avanti con coraggio, lavoriamo per i cittadini. Questi sono i nostri
valori». Come a dire: il programma lo sto già rispettando, non servono
«tagliandi». E le polemiche nel Movimento sui ruoli di Raffaele Marra e
Salvatore Romeo? Il primo rompe il silenzio: «La mia nomina non è
illegittima e non è stato richiesto alcun parere all’Anac. Non ho mai
beneficiato di alcuno sconto per l’acquisto di proprietà immobiliari»,
in riferimento all’attico comprato dal costruttore Sergio Scarpellini.
Mentre sulle altre nomine, e quindi anche quella di Romeo, la giunta ha
avviato la due diligence sulle delibere fatte finora: è probabile che,
alla fine, si arrivi alla riduzione dello stipendio del caposegreteria.
Tutto
finito? Non proprio. Perché, anche se il capogruppo Paolo Ferrara getta
acqua sul fuoco («dodici consiglieri pronti a dimettersi? Non mi
risulta»), tra i pentastellati ci sono diversi «malpancisti» che non
hanno gradito l’avvio della giunta Raggi. Una delle più nervose è Maria
Agnese Catini, presidente della commissione Politiche sociali: «Virginia
così ci sta rovinando», l’hanno sentita dire al gruppo. E lo stesso
Ferrara, in privato, si è sfogato: «A fare brutte figure non ci sto». Ma
fino al tagliando voluto da Grillo, il tentativo è silenziare le
polemiche.
Ernesto Menicucci