lunedì 12 settembre 2016

Corriere 12.9.16
Dove sono andati socialisti e democristiani
risponde Sergio Romano

I socialisti esistono ancora nel nostro Paese? Bisogna riconoscere che gli esiti non brillanti delle esperienze dei socialisti nella vita sociale e politica non sono tutti dovuti alla malizia degli avversari. Credo che la causa di tanti insuccessi sia stata anzitutto la mancanza di una cultura delle regole. È questo il fattore che ha condannato molti uomini di questo partito e ne ha deciso la sorte nel 1993 insieme a quella della Democrazia cristiana. Non è certo motivo di orgoglio per molti che, dopo aver militato sotto l’emblema del garofano, con disinvoltura si sono piegati ad altre correnti e partiti e movimenti nuovi in Forza Italia, nel Ncd, nel Partito democratico, anziché unirsi in una sola aggregazione politica. Oggi, nel 2016, è lecito chiedersi se i socialisti esistano in Italia, se si identifichino nella sinistra, se abbiano gli stessi valori del passato, se difendano i nostri disoccupati, i giovani, i precari, i pensionati, i poveri, i lavoratori che perdono il posto di lavoro e non sanno come affrontare la vita. Se esistono perché non fanno sentire la loro voce? Perché non sono franchi e leali con chi per tanti anni ha creduto nei valori del socialismo? Perché a livello nazionale, ma anche nelle regioni e nei paesi non si riesce più a unire i socialisti in un unico partito? Forse gli ideali del socialismo sono eclissati e scomparsi nel nostro Paese?
Antonio Guarnieri

Caro Guarnieri
Un vecchio democristiano potrebbe esprimersi negli stessi termini. Anche la Dc ha fatto la stessa fine. Anche il partito di Don Sturzo, di De Gasperi e dei «cavalli di razza» della «Prima repubblica» si è sbriciolato. Anche i democristiani hanno trovato alloggio in case diverse.
Il risultato è un Paese alquanto differente dai suoi partner dell’Ue. Mentre il sistema politico delle maggiori democrazie europee ha funzionato per molti anni grazie alla collaborazione o all’alternanza di due forze politiche — i social democratici e i popolari — l’Italia è stata governata da partiti geneticamente nuovi e diversi. Forza Italia è stata generosamente accolta nella famiglia dei popolari europei per ragioni di convenienza politica, ma è un partito personale, troppo dipendente dal carisma e dagli interessi di un leader anomalo che è stato più incline a intrecciare relazioni con personaggi autoritari (Putin, Erdogan, Orban), piuttosto che con il cancelliere tedesco e altri leader popolari europei. Il Partito democratico è il risultato di un matrimonio, non sempre felice, fra la sinistra democristiana e una componente del Partito comunista. Non è social-democratico e molti dei suoi esponenti rifiuterebbero sprezzantemente una tale definizione.
Questa doppia anomalia ha privato l’Italia di quel rapporto fra cugini politici che è alla base del funzionamento del Parlamento europeo di Strasburgo. Naturalmente, caro Guarnieri, le analisi sono interessanti, ma le recriminazioni sul latte versato, come dicono gli inglesi, sono inutili. Questa è l’Italia uscita dai travagli di Tangentopoli e dalla stagione in cui qualche magistrato avrebbe voluto rovesciare il Paese come un calzino. Non ci resta che prenderne atto e cercare di migliorarla .