Corriere 8.9.16
Bersani boccia le aperture sull’Italicum: segnali di fumo
Anche Boschi parla di possibili cambiamenti. L’ex segretario gelido: il governo prenda un’iniziativa visibile
di G. Ca.
ROMA
Al momento l’apertura di Renzi sulle modifiche all’Italicum — seguita
però dalla non marginale postilla «se ci sono i numeri in Parlamento» —
non lo convince molto. «Non accettiamo segnali di fumo», risponde Pier
Luigi Bersani che alle mere «dichiarazioni verbali» preferisce i fatti,
quelli che ancora non vede.
«Il governo e il Pd hanno fatto una
scelta, hanno votato l’Italicum, ci hanno messo la fiducia, e adesso non
si può scoprire l’autonomia delle Camere». Non gli basta nemmeno che il
premier abbia socchiuso la porta a una delle richieste della sinistra
interna ed esterna: «Sono affezionato alle preferenze, ma va bene pure
il collegio uninominale», aveva detto l’altra sera Renzi a Porta a Porta
.
Oltre alle intenzioni, l’ex segretario del Pd, accolto ieri
alla Festa dell’Unità di Catania dal coro «un segretario, c’è solo un
segretario», attende un gesto concreto, dal governo e dal partito.
«Prendano un’iniziativa visibile ed efficace per garantire che i
senatori saranno eletti e che la legge elettorale venga radicalmente
modificata. Altrimenti diamo l’idea alla gente che stiamo pettinando le
bambole».
Nel frattempo, il ministro per le Riforme Maria Elena
Boschi ha confermato che una disponibilità a modificare qualcosa «c’è
sicuramente». Sempre con il codicillo: «Purché ci siano le condizioni in
Parlamento e si punti ad un miglioramento della legge elettorale».
Consapevole che «non è perfetta, lo sappiamo, però riesce a tenere
insieme rappresentatività e governabilità. Purtroppo c’è sempre una
disproporzionalità, che altrove non è quantificabile, mentre qui è
misurata». Dunque parliamone. «Ma attenzione a vantaggi e svantaggi».
Ha
fatto già i conti Luigi Zanda, capogruppo del Pd a Palazzo Madama. E
non tornano: «Attenzione, i numeri sono quelli che sono. E ho il dovere
di dire che trovare una maggioranza in questo Parlamento, un 51% in
questo Senato, non è facile, anche perché ogni partito ha i suoi
interessi, a cominciare dai piccoli».
Gli risponde a stretto giro
il senatore della sinistra dem Carlo Pegorer: «È tempo di assumersi le
responsabilità del ruolo. Per chi si è fatto carico di sostenere l’uso
della fiducia sulla legge elettorale non si possono accettare
giustificazioni sugli equilibri del Senato. Se Zanda ritiene che
l’Italicum non vada bene, deve agire di conseguenza. Speranza lo ha
fatto». Ovvero si è dimesso.
Ultrascettico il senatore Miguel
Gotor, sempre minoranza interna: «La stessa persona che ha imposto la
fiducia sull’Italicum alla Camera dei deputati, Renzi, ora non può dire
che “tocca al Parlamento cambiarla se ci sono i numeri”. Il tempo della
melina è ampiamente scaduto e nessuno di noi è disposto a farsi portare
in giro: il Pd ha oltre 400 parlamentari e, se vuole davvero cambiare
l’Italicum prima del referendum, ha la possibilità di farlo. Basta
volerlo, non a parole, ma con i fatti».