Renzi: 50 milioni all’emergenza
Il Sole 26.8.16
Edifici pubblici sicuri, servono 50 miliardi
La stima della Protezione civile per rendere antisismico il patrimonio nazionale
di Massimo Frontera
ROMA
L’edilizia sbagliata presenta un conto pazzesco: 50 miliardi di euro,
solo per gli edifici pubblici. Più una cifra «sull’ordine di centinaia
di miliardi per gli edifici privati». La stima arriva dai tecnici della
Protezione civile. «Per l’adeguamento sismico degli pubblici serve una
cifra sull’ordine di 50 miliardi», spiega Mauro Dolce, uno dei direttori
generali del dipartimento della Protezione Civile, tra i tecnici più
impegnati sul fronte della prevenzione sismica.
«Il costo
dell’adeguamento degli edifici pubblici - spiega - è fissato da norme e
può essere calcolato con maggiore precisione». Diverso è il caso degli
edifici privati. «Il costo per adeguare sismicamente gli edifici privati
è molto più variabile - aggiunge Dolce - perché il proprietario può
scegliere tra una gamma di interventi di messa in sicurezza il cui costo
può variare tra 300 e 800 euro a metro quadrato».
Costi, appunto,
pazzeschi. Un motivo in più per avviare, prima possibile, il piano di
prevenzione nazionale da almeno quattro miliardi all’anno invocato sulle
colonne di questo giornale da Mauro Grassi, capo dell’Unità di missione
sul dissesto idrogeologico, uno degli uomini di Palazzo Chigi in prima
linea sulla prevenzione territoriale. Proposta che sottoscrive in pieno
anche l’Associazione nazionale dei costruttori edili (si veda intervista
a fianco).
Un piano nazionale che - sul fronte degli edifici
privati - utilizzi la leva del bonus fiscale del 65%, adeguatamente
potenziato, come ha proposto il presidente della Commissione Ambiente
della Camera Ermete Realacci, che ha già annunciato la convocazione
dell’VIII Commissione di Montecitorio il 1° settembre con all’ordine del
giorno una risoluzione per il rilancio dello sgravio fiscale. Sgravio
fiscale che peraltro, il 31 dicembre arriva alla scadenza naturale (si
veda sempre il «Sole 24 Ore» di ieri). L’obiettivo da raggiungere è
comune al tema dell'efficienza energetica: passare dalla scala
dell’unità abitativa e della villetta a quella dei complessi edilizi e
dei condomini.
I 965 milioni che il governo ha messo a
disposizione a partire dal 2009 per la prevenzione sismica sono una
goccia nel mare. Una cifra, si legge ancora oggi sul sito della
Protezione civile, «inferiore all’1% del fabbisogno che necessario per
il completo adeguamento sismico di tutte le costruzioni, pubbliche e
private, e delle opere infrastrutturali strategiche».
«Per gli
edifici pubblici - ribadisce Dolce - il costo dell’adeguamento o del
miglioramento sismico è calcolabile con precisione perché è legato
all’applicazione di norme, per esempio l’adeguamento sismico delle
scuole è stato calcolato in 13 miliardi». L’oscillazione imprevedibile
degli edifici privati è spiegata con un esempio: «Moltiplicando il costo
di 300 euro a mq per 10 milioni di abitazioni da 100 mq già si arriva a
300 miliardi, solo con gli edifici privati», calcola Dolce, includendo
nel calcolo le abitazioni nelle aree a maggiore rischio sismico.
Dopo
il terremoto in Emilia Romagna, anche il centro studi del Consiglio
nazionale degli ingegneri aveva provato a fare lo stesso conto,
arrivando a una cifra altrettanto shock: quasi 94 miliardi di euro per
mettere in sicurezza le abitazioni in tutte le aree a rischio sismico.
I
numeri elaborati dagli ingegneri hanno il pregio di segmentare il
fabbisogno tra aree territoriali. La disaggregazione consente di
individuare nettamente una priorità, da mettere in cima alla lista. Sono
le abitazioni che si trovano nelle aree con classe 1, quella di massimo
rischio sismico: oltre 650mila, per un costo stimato di messa in
sicurezza di quasi 5 miliardi e mezzo.
Non stupisce che l’Italia -
come emerge dalle elaborazioni del centro studi dell’Ance (su dati
della Commissione Ue) - sia il primo Paese per utilizzo del fondo di
solidarietà per gravi calamità: tra il 2002 e il 2015, l’Italia ha
infatti “tirato” 1,32 miliardi, circa un terzo delle somme erogate a 28
Paesi. Le emergenze dell’Aquila e dell’Emilia Romagna hanno surclassato
le alluvioni della Germania, che è il secondo Paese della lista, con 971
milioni utilizzati (terza la Francia con 204 milioni). Ma questi soldi
sono solo per l’emergenza, non per la prevenzione. E da fare ce n’è.
È
sempre l’Ance a ricordare che su 64.800 edifici a uso scolastico,
24mila sono in aree a elevato rischio sismico (il 37%). E che su 5.700
ospedali, 1.822 sono in aree a rischio sismico. E che il 70% dei
fabbricati già esisteva quando sono entrate in vigore le prime norme
antisismiche del 1974.
Il costo della mancata prevenzione,
calcola sempre l’Ance, è altissimo: circa 3,5 miliardi di euro l’anno.
La scarsa attenzione alla prevenzione si misura anche con l’irrisorio
numero di edifici che in Italia sono coperti da una polizza specifica
contro il rischio di danni causati dai terremoti. L’Associazione delle
imprese assicuratrici ha stimato che solo l’1% delle abitazioni ha una
copertura specifica per gli effetti dei terremoti, il che significa
circa 300mila unità abitative.
(I documenti citati in questo articolo sono scaricabili dal quotidiano digitale «Edilizia e Territorio»).