La Stampa 27.8.16
E il Blocco dell’Est punta i piedi contro la Germania
di Monica Perosino
Angela
Merkel sapeva che non sarebbe stato facile, ma quello che ha trovato a
Varsavia ieri è stato un fronte dell’Est unito e compatto nel suo «no»
alle politiche tedesche ed europee sui migranti. Un «no» che a meno di
un mese dal vertice di Bratislava boccia le quote di ridistribuzione dei
profughi, condanna l’«egoismo» dell’Ovest a scapito dell’Europa
Centro-orientale e si oppone all’accoglienza.
Dopo le tappe in
Estonia e Repubblica Ceca, la Cancelliera ha incontrato i quattro leader
dei Paesi del gruppo Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e
Slovacchia), i più scettici sulle politiche comunitarie
sull’immigrazione, per tentare di ricucire - forse troppo tardi - quello
strappo causato dalle politiche di accoglienza europee, che secondo i
Visegrad fanno in conti senza l’oste, è cioè i Paesi della rotta
balcanica. A un anno da quel «ce la faremo» che prometteva sicurezza e
integrazione, la contrapposizione da Est è arrivata forte e chiara:
l’Ungheria di Viktor Orban, testa di ponte di Visegrad 4, ha annunciato
una nuova barriera fortificata anti-migranti lungo la stessa frontiera
meridionale del primo «muro difensivo» costruito al confine con la
Serbia un anno fa. Il premier conservatore Orban ha detto di temere una
nuova forte ondata di migranti, soprattutto se non dovesse funzionare
l’accordo con la Turchia e ha esortato l’Ue a dotarsi di un esercito
comune europeo: «Dobbiamo dare priorità alla sicurezza e quindi iniziamo
a fondare un esercito comune europeo». Orban ha indetto per il 2
ottobre un referendum per legittimare il suo «no» alla politica della
distribuzione dei migranti nei vari paesi Ue decisa da Bruxelles. «I
confini non si possono difendere con i fiori e con peluche ma con
poliziotti, soldati e armi», ha detto Orban alla radio nazionale. Dal
canto suo la premier polacca Beata Szydlo, mossa dalle «stesse
preoccupazioni», ha chiesto di creare una guardia di frontiera europea
«per proteggere i confini esterni dell’Unione dai flussi di migranti
illegali».
Merkel incassa, e tenta ancora la strada del dialogo:
«L’Ue deve mantenersi unita e per questo è importante ascoltarsi gli uni
con gli altri malgrado le differenze». E dopo il tour a Est la attende
un altro incontro cruciale prima di Bratislava: la Cancelliera - unica
tra i capi di Stato - incontrerà il presidente della Commissione
europea, Jean-Claude Juncker, il 2 settembre a Berlino.