La Stampa 27.8.16
Nelle zone sismiche diecimila scuole rischiano di crolare
La task force del governo: “Rinforzare i muri non basta” Nei Comuni colpiti 700 studenti rimangono senza aule
di Gabriele Martini
Il
terremoto che ha seminato morte e distruzione tra la Salaria e il
Tronto è anche la storia di una strage sfiorata. Quella rischiata alla
scuola di Amatrice, ridotta a un cumulo di macerie e diventata simbolo
dell’incuria italiana. Il complesso onnicomprensivo Romolo Capranica era
stato ristrutturato quattro anni fa con un intervento da 200 mila euro,
poi lievitati a 511 mila in corso d’opera. Eppure è crollato lo stesso.
Se la terra avesse tremato con gli studenti all’interno dell’edificio,
si sarebbe ripetuto il macabro film visto a San Giuliano di Puglia nel
2002: 37 morti tra i banchi.
Oggi ad Amatrice restano muri sbriciolati,
230 studenti senza classe (numero che sale a 700, se si considerano
anche gli altri Comuni) e una domanda: come può crollare una scuola
rifatta di recente secondo le vigenti normative antisismiche? A
rispondere dovrà essere la procura di Rieti, che ha aperto un’indagine. I
genitori italiani pongono invece un altro quesito: gli edifici dove
studiano i nostri figli sono sicuri? La risposta è no. O meglio: non
tutti.
In Italia 20.500 scuole su 42 mila sorgono in zone ad elevato
pericolo sismico. Dal Friuli alla Sicilia, 3.500 si trovano in zona 1
(rischio altissimo) e 17 mila in zona 2 (rischio alto). «Stimiamo che
fino al 50% di questi edifici necessitino di interventi di adeguamento
sismico», spiega l’architetto Laura Galimberti, coordinatrice della task
force della Presidenza del Consiglio. Si tratta diecimila scuole che
potrebbero non reggere l’urto di un terremoto.
Secondo i dati
dell’Anagrafe dell’edilizia scolastica il 50% degli istituti italiani è
stato costruito prima del 1971, anno di entrata in vigore dell’obbligo
di certificazione del collaudo statico. Dagli Anni 80 al 2000 sono stati
messi in sicurezza soltanto 3 mila edifici. Il governo Renzi ha
accelerato: sono 845 gli interventi di adeguamento sismico realizzati
dal 2014 ad oggi. Ma la strada è lunga. Secondo la stima fatta delle
Protezione civile dopo il terremoto dell’Aquila, la ristrutturazione
antisismica dell’intero patrimonio scolastico costerebbe tra 8 e 13
miliardi.
Il caso di Amatrice insegna anche che non basta un certificato
a scongiurare i crolli. Sul sito del ministero, l’istituto Capranica
aveva le carte in regola. Ma è venuto giù. «Con terremoti così forti, il
tradizionale rinforzo dei pilastri o i tendini d’acciaio per legare le
strutture non sono sufficienti. Ci vogliono isolatori sismici che
separino il terreno e la struttura. Ma innestarli su edifici esistenti è
molto oneroso», ammette Galimberti. Anche le costruzioni più recenti
non sono immuni da cedimenti: «Oggi in Italia si continuano a edificare
scuole senza tener conto di quella che è la conoscenza geologica»,
accusa Domenico Angelone, del Consiglio nazionale geologi.
Per
Legambiente quattro scuole italiane su dieci non sono a norma dal punto
di vista anti-sismico. Cittadinanzattiva ha quantificato i crolli
nell’anno scolastico 2015/2016: venti, in media due al mese. Serve più
prevenzione, dicono gli esperti. Nel 2015 il governo ha stanziato 40
milioni per le indagini diagnostiche. Hanno fatto domanda 13.500
istituti. Significa che oltre 29 mila scuole non hanno neppure richiesto
il monitoraggio. «Sicuramente molti Comuni avevano già effettuato i
controlli - spiega la coordinatrice della Struttura di missione del
governo -. Ma ci sono ancora troppi sindaci distratti».